di Fausto Vernazzani
La lunga lista di cortometraggi creati dalla Pixar si allunga di un altro tassello con The Blue Umbrella, presentato fianco a fianco col prequel Monsters University, uscito nelle sale da quasi due mesi all’estero, pronto per una distribuzione italiana il 21 Agosto. Come fu per Paperman, anche The Blue Umbrella sfoggia lesplorazione e la sperimentazione di nuove tecniche, ma la differenza sta tutta nel cuore e nella sua storia: la poesia e la delicatezza di Paperman avevano un tocco magico che a The Blue Umbrella manca.
Nuove tecniche di shading, esperimenti di compositing e di fotorealismo riusciti alla perfezione: allinizio del corto riesce quasi difficile credere che sia un film danimazione, la qualità dellimmagine è eccezionale, risultato di un lavoro mastodontico al servizio di una storia non troppo emozionante. Protagonista del corto diretto da Saschka Unseld è un ombrello blu aperto in una serata di pioggia, lunico blu in mezzo al nero che invade le strade, strade vive e sorridenti al passaggio di Blu. Le grondaie, i tombini, i semafori ed i palazzi sorridono e gioiscono dellincontro tra blu e rossA (?), un ombrello femmina da cui blu sarà separato a causa del vento e delle spietate auto delluomo.
Purtroppo non si va al di là della bellezza grafica, un raggiungimento che emozionerà gli addetti ai lavori, stupirà il pubblico, ma non colpirà dritto al cuore come La luna, Partly Cloudy o Day & Night, né divertirà come Lift, One Man Band o For the Birds. Un piccolo passo falso nella lunga carriera e filmografia di cortometraggi prodotti in più di venti anni dalla Pixar di John Lasseter, ma un passo avanti nell’avanzamento tecnologico dell’animazione in digitale, il cui successo di pubblico è innegabile, così come la sua bellezza visiva.