Limportanza nel cinema de La Notte dei Morti Viventi è tale da poter far cominciare qualsiasi racconto della sua genesi con un Cera una volta. Un ragazzo di ventotto anni di nome George A. Romero risiedeva a Pittsburgh, era cresciuto con i fumetti della EC Comics, con i film di fantascienza e, soprattutto, era stato folgorato dal racconto di Richard Matheson Io Sono Leggenda e dalla sua trasposizione cinematografica Lultimo Uomo Della Terra con protagonista Vincent Price.
Con un gruppo di amici, Romero fondò una casa di produzione per girare spot pubblicitari e documentari per racimolare i soldi e coronare il loro sogno: girare un lungometraggio. Nel frattempo, prima che fondassero la Latent Image, George scriveva alcune sceneggiature insieme al suo amico John Russo. Si voleva cavalcare londa del successo della fantascienza e le sceneggiature del duo erano tutte incentrate su B-movies alla Ed Wood che, però, nessun finanziatore era disposto ad accettare. Basandosi sul racconto di Matheson, dunque, Romero abbozzò una sceneggiatura su un gruppo di sopravvissuti che doveva difendersi da unorda di morti risorti dalle tombe senza alcun motivo dimostrabile e affamati di carne umana. Nonostante fu dichiarato pazzo scherzosamente dai suoi stessi colleghi, la sceneggiatura de La Notte dei Morti Viventi, inizialmente col titolo Night of Anubis, era pronta e, tra lestate 1967 e gli inizi dellanno successivo, furono fatte le riprese e, il primo ottobre del 1968, fece il suo esordio nei cinema uno dei film horror più rivoluzionari della storia del Cinema.
Superfluo raccontarne la trama, anche perché il titolo già ne suggerisce ampiamente lo svolgimento, mi preme parlarvi del perché La Notte dei Morti Viventi possa dichiararsi a tutti gli effetti rivoluzionaria. In unepoca in cui il razzismo la faceva da padrone nel costume americano, vedere un uomo di colore protagonista de La Notte dei Morti Viventi e, per giunta, leader di un gruppo di bianchi, fu un vero shock per la popolazione americana. La scelta di Romero, a sentire la sua versione dei fatti, fu puramente casuale: durante i provini una sua amica gli chiese di fare un provino a questo attore di colore, Duane Jones, e i ragazzi furono entusiasti della sua performance offrendogli il ruolo da protagonista.
Altra rivoluzione fondamentale è luscita dal gotico, ovvero lorrore si trasferisce dai castelli o dalle case stregate e maledette dEuropa, in pieni Stati Uniti dAmerica, impegnati nel conflitto contro il Vietnam. La crudezza e la veridicità delle immagini, insieme alluso voluto del bianco e nero atipico per i film horror di quel tempo rimandano proprio ai cinegiornali di guerra che gli americani erano soliti vedere in televisione. Ad aumentare il parallelismo tra La Notte dei Morti Viventi e il Vietnam ci sono i sopravvissuti che accendono il televisore per cercare di capire che cosa sta succedendo ma, soprattutto, la scena finale dove sullo schermo vengono proiettate delle fotografie dei vigilantes che ammazzano e bruciano gli zombie come se fosse un reportage di guerra.
Laspetto più rivoluzionario ed evidente de La Notte dei Morti Viventi è rappresentato, senza dubbio, dallantropofagia: spariscono completamente gli zombie di tradizione haitiana per far spazio a morti che risorgono dalle tombe affamati di carne umana, ciondolanti e, soprattutto, contagiosi e spietati. Le immagini colpiscono come un pugno allo stomaco e i modi per ucciderli sono diversi, ma non sempre chiari: i metodi sicuri sono il colpo al cervello e bruciare i loro corpi.
La Notte dei Morti Viventi ebbe molto successo, nonostante divise la critica, e venne seguito sia da numerose pellicole che volevano marciare sullonda del suo successo, sia da numerosi saccheggi della stessa pellicola dovuti al fatto che, a causa di beghe burocratiche, il regista perse i diritti del titolo. Non ti preoccupare, George, per noi ci sarà solo un unico, grande, La Notte dei Morti Viventi, non ci sarà saccheggio che scalfirà la sua grandezza, anzi la rafforzerà.
See You Soon,
Roberto Manuel Palo
2 pensieri su “La Notte dei Morti Viventi (George A. Romero, 1968)”