Action comedy indimenticabile: è il perfetto Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter.
La gente nel 1986 deve aver preso una botta in testa collettiva. Il ricordo che ho di Jack Burton risale ai primi anni della mia infanzia, non c’è stato un solo giorno in cui non l’ho ricordato con affetto e stima, eppure in nel lontano 1986 le storie raccontate alla radio del suo Pork Chop Express non ebbero il successo che avrebbero meritato.
Gli anni del crollo commerciale per John Carpenter erano arrivati, ma una commedia brillante piena d’azione e di personaggi così vivi da poterli toccare come Grosso guaio a Chinatown sembra assurdo sia stata un flop al botteghino.
La trama
Jack Burton è un camionista che trasporta merci nella Chinatown di San Francisco, è il tipico americano rozzo che vive sulla strada e partecipa a giochi clandestini la notte. Col suo odore pungente spaventa le donne, con i suoi modi da macho si rende ridicolo di fronte agli altri uomini.
La convinzione d’essere un idolo non gliela toglie nessuno, tanto da arrivare al punto di scendere in un inferno cinese per aiutare il suo amico Wang Chi a ritrovare la futura sposa Miao Yin, rapita all’aereoporto dagli uomini del temibile David Lo Pan.
I cinesi hanno molti inferni, ogni tortura possibile e immaginabile è rappresentata da un incubo dell’oltretomba e David Lo Pan ha abbracciato questi mondi e i suoi demoni per sconfiggere la maledizione che ha reso la sua carne putrida e vuota per l’eternità.
Solo una donna cinese dagli occhi verdi potrà far scorrere ancora una volta il sangue tra le sue vene e Miao Yin è la salvezza. Carpenter lancia i dadi, muove le sue pedine e si diverte giocando con Kurt Russell, il suo feticcio, l’Americano per eccellenza che non dà conto a nessuno se non a se stesso e alla Libertà di cui la bocca del popolo statunitense è sempre piena.
Divertimento puro
Non un capolavoro né un grande film, ma una divertentissima rappresentazione di una cultura iniettatasi nel sottosuolo, conosciuto dalle culture trapiantatesi e dimenticata da chi ha vissuto e conquistato la superficie seguendo ideali lontani dalla Storia e dal Costume. È in fin dei conti un film in cui tutto è un amalgama di esistenze e pianeti diversi, un divertissement in una filmografia corrotta dalla paura persino nei titoli più romantici come il fantascientifico Starman.
Carpenter si diletta in uno sfottò alla sua stessa opera e non solo all’immagine dell’eroe americano da lui tanto amato nei western di Ford ed Hawks, eroi dal lato oscuro che ha ripreso con lo stesso Kurt Russell (il celeberrimo Snake Plissken), impegnato in Grosso guaio a Chinatown a parodiare se stesso.
Gli stereotipi fanno dunque parte del gioco, sono anzi le carte bonus che danno anima ad uno sfondo per Jack Burton, in primo piano mentre la banda di cinesi e il mago Egg Shen (il ruolo migliore di Victor Wong) si dedicano alle loro attività con surreale naturalezza.
La conclusione per ogni spettatore dovrebbe essere la seguente: prendere sul serio Grosso guaio a Chinatown è un crimine, sarebbe invece più giusto concedere all’opera lo status che merita, ovvero la dimostrazione della versatilità di John Carpenter, esploratore di ogni possibile genere cinematografico estremo, dalla fantascienza all’horror, dallexploitation alla commedia d’arti marziali.
Fausto Vernazzani
Voto: 4.5/5
a tratti pare uno spielberg più rude. Film godibilissimo
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Io lo Spielberg di Indiana Jones lo adoro, quello spaccone, acrobatico! Però dico la verità: se dovessi scegliere tra Indiana Jones e Jack Burton, sceglierei mille volte Jack Burton, Carpenter ha una verve più pungente!
Fausto
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