Modus Anomali (Joko Anwar, 2012)

Il Modus Anomali di Joko Anwar – di Roberto Manuel Palo.

Un uomo, apparentemente in vacanza con la famiglia in una casetta attorniata da ettari di foresta, si risveglia sepolto vivo. Shoccato dall’evento prova a chiamare la polizia, ma non ricorda il suo nome, né perché si trova lì.

Si rende conto soltanto che è stato separato dalla sua famiglia e che ci sono dei timer sparsi per il bosco a fargli capire che, se vuole rivedere i familiari, dovrà fare una corsa contro il tempo. Ma non è tutto come sembra.

Mi ha incuriosito molto questo Modus Anomali di Joko Anwar, soprattutto per la sua singolare provenienza: l’Indonesia.

Lo stile registico è decisamente amatoriale e si capisce immediatamente che il budget della pellicola è prossimo allo zero. Nonostante la sceneggiatura dello stesso Anwar sia molto interessante, così come il soggetto e il suo modus operandi, sono la resa visiva e la fluidità delle scene la vera pecca di questa pellicola.

La classica occasione mancata

Anwar poteva dare davvero vita a un gioiellino indipendente low budget se non si fosse prodigato in lungaggini inutili che hanno portato soltanto a due cose: noia e mancanza assoluta di empatia con il personaggio, cosa fondamentale in pellicole del genere dove un solo attore si sobbarca il peso dell’intera opera.

Purtroppo neanche Rio Dewanto ha la bravura necessaria per svolgere al meglio il compito e così si giunge alla delusione, anche se non cocente perché ci renderemo conto che ci sono sicuri margini di miglioramento, in particolare sullo sviluppo di una ottima sceneggiatura e, ribadisco, sulle possibilità economiche.

L’uso della telecamera è simile (per chi ha avuto il fegato di vederli) a film come August Underground o Guinea Pig, nonostante non sia paragonabile minimamente al genere dello snuff movie di cui questi due (?) fanno parte. Quindi non è una visione adatta a chi ha mal di testa con tutti i traballamenti di camera presenti che danno un senso di fastidio e di nausea, altra grave pecca di Modus Anomali

Poche parole, molte citazioni

Si parla poco in questo film. Gli unici dialoghi sono semplici conversazioni da famiglia felice che il nostro amico o le vittime hanno nei loro video sul cellulare o nella videocamera. Anche la colonna sonora è praticamente assente.

Sono molte le citazioni che l’occhio attento troverà disseminate durante l’intero arco della pellicola. La più visibile è la classica Cabin in the Woods, ormai diventata un cult per questo tipo di pellicola dall’avvento de La casa raimiana, oppure è chiaro un riferimento anche al recente Sinister, per menzionare i più famosi.

Ad Anwar, comunque, van fatti i complimenti per la scelta della location, la foresta attorno alla casa è veramente dark ed inquietante, peccato che ciò che succede attorno e dentro di essa sia quasi del tutto privo di interesse nonostante un paio di scene davvero ben girate.

Singolare anche l’idea di girare la pellicola in lingua inglese e non nella lingua locale: infatti sarà evidente la difficoltà di Dewanto nel pronunciare le parole in questo idioma evidentemente a lui quasi del tutto sconosciuto.

Sì o no?

Solo una parola emerge dalla massa e sia sempre ben pronunciata: Fuck, sia a voce normale che a voce alta. Questa è un’altra delle motivazioni per cui non si crea interesse intorno al personaggio di Dewanto: se ridi durante una scena estremamente drammatica perché il suo protagonista non riesce a parlare in maniera decente, allora qualcosa non va.

Casomai Anwar migliorerà nei prossimi lavori tutte queste (non troppo) piccole imperfezioni, allora sono sicuro che assisteremo ad un ottimo film. Per adesso, caro Joko, è no.

See You Soon.

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