di Fausto Vernazzani.
“Nel mezzo del cammin della sua vita, Leos Carax si ritrovò per una selva oscura che sulla sua parete era dipinta. Tantera pien di sonno a quel punto che il normal mondo abbandonò, ma poi chi fui alla ringhiera dun palco giunto, là dove terminava quella vita che mavea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi leo schermo vestito già de raggi del proiettore che mena dritto altrui per ogne calle.“
Non altri che Dante Alighieri mè balzato in mente quando Holy Motors è iniziato, con un sonnambulo che cerca una via per uscire dal sonno e dalla veglia, sfondando una porta nel muro che dà sun cinema dove tutti dormono, eccetto un cane ed un bambino, attratti dalla luce come zanzare. La vita migliore è quella a episodi, la corta, la svelta, la via facile per districarsi in mezzo ad una foresta così fitta che sè fatta muro. Chi siamo, perché siamo, perché e dove ci svegliamo è qualcosa che si è raggiunto attraverso esperienze, rapide che scavalcano con delle falcate i tempi morti che le separano luna dallaltra.
Denis Lavant è Monsieur Oscar, un uomo dai mille appuntamenti e dalle mille vite: il volto resta lo stesso, le decisioni e le conseguenze sono invece diverse, decise da qualcun altro, unagenzia dove decine di limousine si raccolgono a notte fonda dopo aver portato per le strade di Parigi persone dallesistenza caleidoscopica. Il giorno si divide in appuntamenti, quasi obblighi serviti da un destino che si deve compiere: è una vecchina elemosinante la mattina, un suonatore di fisarmonica il tardo pomeriggio, padre duna figlia e duna scimmia la notte fonda, mentre di giorno rapisce modelle dalle fattezze di Eva Mendes riprendendo il volto di Merde, creatura (dis)umana già vista in Tokyo!. Lessenziale non è invisibile agli occhi, cè e dev’essere sempre più ristretto, contro lobsoleto esibizionismo del voler mostrare la grandezza, non è più il tempo della Torre di Babile stirata verso il cielo, ma del suo opposto, scavato nella terra. Cè, lo si vede ed è pur senza essere esposto.
Tutto cambierà nonostante sia ancora statico, il film di Leos Carax si spinge verso lidi che aderiscono alla vita visiva, preferiti alla ricerca di un senso esposto con il classico metodo narrativo, scegliendo un genere diverso dal drammatico e puntando al fantastico, ma non al fantasy. È come la costruzione di unimmagine in motion capture, ci si muove, si combatte, si danza, uomini e donne come Kylie Minogue che son burattini e burattinai allo stesso tempo, ma che muovono i fili secondo una meccanica che non appartiene né a loro né a chi gli sta vicino, come lautista Céline (lEdith Scob da Les yeux sans visage di Georges Franju).
Holy Motors è unesperienza sacra in formato filmico, forte non come la corrente daria che viaggia attraverso le porte aperte, ma precisa e diretta come il soffio daria che passa attraverso il buco di una serratura. Perfezione registica cotta a puntino con piani sequenza che seguono Merde mangiar fiori e saltare tra una tomba e laltra dove i morti chiedono di visitare il loro sito internet, primi piani improvvisi e movimenti di macchina che mai abbandonano la vita.
È facile oggi capire come mai in molti credevano che Holy Motors avrebbe vinto la Palma dOro al Festival di Cannes, una blasfemia che un film così bello e puro sia uscito fuori dalla croisette senza neanche un riconoscimento, vinto da ottimi autori (Haneke straordinario), ma anche da attori che non avrebbero meritato quanto Lavant, sublime nel suo cambiar aspetto senza mai farlo davvero. Come puoi trasformare quel volto scavato e quegli occhi così profondi?
Posso capire Lavant (invece del protagonista di un film già dimenticato o da dimenticare come Jagten). Ma la palma a Holy Motors, no, proprio no. Con Amour in gara, poi, non c’era storia. Ma pure con Mungiu. E alttro ancora.
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La palma ad Holy Motors l’avrei data, se fosse possibile un ex aequo con Amour sarebbe stato necessario. Mungiu ancora non l’ho visto, le sale giocano contro di me, Jagten (purtroppo) visto e non amato affatto, lì un errore c’è stato di sicuro, per quanto io adori Mads Mikkelsen come attore.
F.
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visto che amo il cinema d’autore lo guarderò,ma questo regista con i film precedenti non mi era tanto piaciuto eh! ^_^
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Per me era il primo Leos Carax! O meglio, primo Carax lungometraggio, di suo avevo visto solo l’episodio di Tokyo!, ma nient’altro! Il tuo avvertimento però non arriva solo… e facci sapere che ne pensi di HM appena lo vedi!
F.
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