Il fallimentare surreale de Il volto di un’altra lascia Roma senza applausi.
Credevo fino a oggi di aver utilizzato ogni aggettivo possibile per descrivere un film, ma grazie al napoletano Pappi Corsicato mi sono reso conto che ce n’era ancora uno a cui mai avevo pensato prima di vedere Il volto di un’altra: è un film davvero cretino. Non è stupido, non è demenziale, è cretino… e la cosa peggiore è che è un gran peccato.
Contro la superficialità
Scritto da Corsicato (che dovrebbe lavorare con Pupi Avati solo per poter dire “Un film di Pappi e Pupi”), Monica Rametta e Gianni Romoli, Il volto di un’altra racconta con estrema ironia l’ossessione per la bellezza e la perfezione fisica della società contemporanea, prendendo a esempio una coppia di showman e presentatori interpretati da una coppia d’eccezione, ovvero Laura Chiatti ed Alessandro Preziosi.
Incidenti promettenti
Andrea (un Preziosi dal capello castano per l’occasione) è un chirurgo plastico, proprietario di una lussuosa e frequentatissima villa adibita anche a clinica, dove vive con l’attraente Bella (una Laura Chiatti al peggio di sé), conduttrice di un programma televisivo che ha per protagonista lo stesso marito.
La fama è caduca come la bellezza fisica, vicina all’estinzione anche per la coppia che poco si ama e poco si rispetta. La soluzione alla loro rovina arriverà a causa/grazie a uno dei faccendieri, Tru Tru (Lino Guanciale), facendo cascare un gabinetto rotto sulla macchina di Bella, scatenando una serie di tutt’altro che sfortunati eventi.
Un piano contro l’assicurazione, la fasulla decisione di prendere Il volto di un’altra, il ritorno di una fama e di temi che ricordano il Petri di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e il grottesco di Pasolini, con la differenza che loro hanno saputo usare al meglio questi elementi, al contrario di Pappi Corsicato.
Un canto stonato
Un film modesto, con un paio di idee carine (ma non di più) e uno stile surreale più vicino al trash che alle follie del Gilliam di Brazil, dove le donne si sottoponevano a lifting inquietanti. È un susseguirsi di immagini bizzarre su cui scorrono dialoghi banali, divertenti nelle intenzioni, ma che purtroppo seguono tutt’altro spartito.
Ci si chiede come mai Il volto di un’altra sia stato scelto per partecipare al concorso ufficiale della VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma e come mai non sia stato invece inserito nella sezione Prospettive Italia.
Per Pappi Coriscato di speranza, invece, non ce n’è affatto, se non forse quella di riuscire a dimenticare un esperimento talmente mal riuscito da suscitare il triste applauso di una sola persona all’interno di una sala gremita di gente.
Fausto Vernazzani
Voto: 2/5
la domanda è:ma quale sarebbe il meglio della Chiatti? ^_^
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Potrei azzardare L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, lì mi piacque perché faceva quello che sa far meglio: la statua!
Fausto
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