Michael Caine, il nuovo vigilante dell’edilizia popolare
La crescita demografica, la povertà e la disperazione silenziosa e sonnolenta del dopoguerra ha generato mostri di cemento il cui scopo, benefico e necessario, era chiudere la working class tra quattro mura e coprirne la gabbia con un tetto.
Luoghi squallidi colorati dalle famiglie rinchiuse all’interno, tra un tozzo di pane da consumare e le ore di fatiche che ne mangiavano poco a poco la vita. Spazi vivi ancora oggi i project noti in tutto il mondo, rappresentati spesso dal cinema.
Ne ricordiamo uno nella commedia sci-fi di Joe Cornish, Attack the Block, e dalla vita reale ne ripeschiamo uno demolito nell’aprile del 2011, la famigerata Heygate Estate. Molti di questi orrori architettonici dell’edilizia popolari sono diventati luoghi simbolo della politica sbagliata che ha ulteriormente diviso il mondo in classi.
Harry Brown, titolo e protagonista del film, è l’immagine dell’uomo medio, in pensione, costretto a spendere ancora in quell’assenza di stato la propria vita. Soggetto alla criminalità dominante, ad assistere al crescente disagio giovanile, allo spaccio di droga e a una violenza ormai svuotata di uno scopo e votata solo all’intattenimento.
Londra a mano armata
È quanto osserva l’esordiente regista Daniel Barber in Harry Brown, un degrado alla luce del sole senza alcun tramonto da osservare o in cui sperare all’orizzonte. Esiste solo omertà e l’agognata tranquillità per se stessi e i propri amici come Sid Rourke (Liam Cunningham) e il compagno di scacchi Leonard Atwell (David Bradley).
Uno scenario anziano e pacifico nel mezzo di una guerra tollerata dalle istituzioni, non da (sir) Michael Caine, interprete del Brown titolare, cresciuto nell’allora periferia di Elephant and Castle, adiacente la Heygate Estate oggi distrutta, novello giustiziere della notte intriso di rabbia non appena subisce l’ultimo sgarro di una lunga serie.
La moglie è ormai morta e l’amico Leonard è stato appena ucciso, gli unici legami col desiderio di vita e libertà rimastigli in tarda età. Senza più nulla da perdere, Harry consapevole di essere un insettucolo in un immenso formicaio infetto dalla rabbia, rivendica il passato da marine escatena una guerra senza alcuna pietà.
Il cittadino si ribella
È un cliché abusatissimo quello tirato fuori dal cappello da Barber, la storia classica del cittadino che si ribella allo stato attuale della società, resa con lo stile consueto del cinema inglese contemporaneo. Illuminato dai colori spenti del neon, dei lampioni e dal fuoco delle molotov e dagli occhi traboccanti sentimento di Michael Caine.
Immersione in un’estetica comune da cui però Barber desidera porre una distanza necessaria per lasciare che sul palcoscenico si esibisca nel ruolo principale il degrado rappresentato in ogni sequenza – ben reso umanamente da Sean Harris – vero motore di Harry Brown, un revenge movie dalla spietata critica sociale.
Colpisce con violenza nell’energia statica londinese l’esordio di Barber, cercando più lacrime che sangue a ogni occasione degna e possibile e anche se non trova assai originalità nel suo percorso, Harry Brown eccelle in sincerità e sensibilità. Se il tempo vorrà, Michael Caine potrà aggiungere una nuova icona cinematografica al suo catalogo, altrimenti rimarrà sempre e comunque un ottimo british movie.
Fausto Vernazzani
Voto: 3.5/5