di Fausto Vernazzani.
Cè chi parla di Pang Ho-cheung come di uno dei nuovi migliori registi del cinema di Hong Kong, una definizione a tratti un po azzardata, ma di sicuro può essere ascritto allalbo dei personaggi dello spettacolo più furbi del suo paese. In unindustry che da sempre ha puntato al box office della Cina continentale, ambientare un film nella grande capitale di Pechino è una mossa astuta. E così che i protagonisti del piccolo successo Love in a Puff ritornano sul grande schermo dopo aver abbandonato la dipendenza dalla nicotina in favore di quella per luno e per laltra.
Jimmi (Shawn Yue) riceve una promozione nella sua azienda di advertising, un avanzamento che implica il suo trasferimento alla sede di Pechino dove il mercato è più ampio. Questo suo spostamento non aiuta i problemi di coppia che lui e Cherie (Miriam Yeung) stanno affrontando: le esigenze di lei e limmaturità di lui sembrano esser diventate due cose incompatibili, motivo per cui al trasloco di Jimmy i due decidono di rompere. I giorni passano, cominciano a nascere nuove frequentazioni, ma ecco che anche Cherie viene spedita a Pechino per gestire uno dei punti vendite dellazienda di cosmetici per cui lavora. Lincontro è inevitabile.
Tutto cambia in questo sequel inaspettato, la leggerezza del primo film sembrava irripetibile, ma in fondo così è stato, di ciò che era prima nulla è rimasto se non i personaggi e le loro dinamiche, sottoposte ad unevoluzione alla base. Sceneggiato questa volta da Judy Luk, al suo esordio nel mondo del cinema, Love In The Buff mette a nudo lamore come da traduzione del catalogo FEFF esibendolo nel suo lato più critico, quello della convivenza di personalità diverse e, sopra ogni altra cosa, della spiegazione di questultimo. Perché amare quel qualcuno?
La regia a spalla del precedente Love in a Puff viene abbandonata per una più metodica, a tratti alleniana nel suo essere vetrina della capitale cinese, i cui lati migliori vengono mostrati ripetutamente come contenitori dei momenti esilaranti che fanno da portata principale di questo pasto a base di zucchero. La dolcezza e il miele son padroni delle scenografie dominate dagli sponsor del film, i cui simboli vengono sfoggiati spesso e volentieri, ma che mai appaiono opprimenti, tuttaltro, diventano un trampolino che spinge la pellicola ad avvicinarsi ancor di più alla vita quotidiana spettatore, la rende più colorata e più pop.
Pop è laggettivo perfetto per descrivere Love in the Buff, i cui giochi di parole equivoci tra le due lingue parlate, mandarino e cantonese e i vari riferimenti alla cultura del luogo, soprattutto quella cinematografica e televisiva (rappresentata dai cameo di Ekin Cheng e Huang Xiaoming), ne fanno un perfetto prodotto di consumo per il pubblico di riferimento. Nonostante questa sua caratteristica, lopera di Pang Ho-cheung non rimane bloccata entro i confini del suo paese, ma è capace di essere apprezzata anche da un pubblico straniero che non potrà fare a meno di ridere delle stupidaggini di Jimmy, uno Shawn Yue strabiliante, o delle bizzarre e grottesche proposte di molestia verso le hostess del suo amico Eunuch (Roy Szeto).
Una crescita sotto tutti gli aspetti, anche nella colonna sonora, per una commedia al bacio che mai viene mostrato, elemento che potrebbe preoccupare, ma assicuro che non si tratta di un gelato senza zucchero il cui sapore viene a mancare per via della sottrazione, poiché tutto si va ad aggiungere agli abbracci, veri portatori di un affetto ormai giunto alla maturità.
Un pensiero su “FEFF14: Love in the Buff (Pang Ho-cheung, 2012)”