di Fausto Vernazzani
Non cè storia, il cinema coreano cresce, tocca le sue punte negative crollando verso il basso, come abbiamo visto con il legal-thriller Silenced, ma quando volano verso lalto i risultati sfiorano leccellenza. Questo caso estremo in genere lo si può indicare con entrambi i film di Na Hong-jin, su cui prima o poi ci soffermeremo, e chissà, non è da escludere che un giorno anche il regista Ahn Sang-hoon diventi uno dei maestri del genere. Al Far East Film Festival debutta in Europa Blind, seconda opera del regista di cui sopra, e 111 minuti che vi terranno incollati sulla poltrona.
Min Soo-ah (Kim Ha-neul) è unex-poliziotta divenuta cieca in seguito ad un incidente in cui uno dei suoi fratelli compagni dorfanotrofio perde la vita a causa sua. La cecità la distrugge quasi quanto il senso di colpa per la morte che ha provocato; la disabilità e la sua passata disattenzione la costringono lontana dal lavoro dei suoi sogni, laccademia di polizia la respinge ritenendola non idonea al servizio. Un giorno si trova ad esser testimone diretta di un omicidio, il tassista che la stava portando a casa investe una persona e scappa, ma questo incidente si rivela essere qualcosa di più, probabilmente legato a dei casi di rapimento da cui il detective Jo (Jo Hee-bong) era stato escluso in principio.
Una regia puntuale che si muove al ritmo del suono e dei pensieri dei suoi protagonisti essendo le immagini fuori dal mondo del personaggio principale è il punto di forza di Blind, il cui andamento incalzante si trasforma verso il finale nel tipico crescendo dazione e suspense. Le indagini di Jo e le vicende di Min Soo-ah sono un miscuglio che, seppur interessante, non offrono uno spunto originale quanto lo è il susseguirsi degli eventi, rappresentati in una forma ed in un modo di svilupparsi completamente diverso da quello statunitense a cui siamo solitamente abituati. In poche parole ci sono delle sorprese, numerose, specialmente date dalla figura del villain di turno, un serial killer interpretato con la giusta glacialità da Yang Yeong-jo.
Lo spettatore viene così trascinato in un panorama inclinato dei temporali della città senza conoscere il movente dei rapimenti e degli omicidi, né il modo in cui essi sono perpetrati, perché non è questo che il regista vuole farci vivere. È evidente che quando Ahn Sang-hoon vuole inserire un protagonista lo fa in tutti i modi possibili, il tentativo delleliminazione di questultima – e non la fine dei crimini contro le donne di Seul – è ciò che interessa della trama, tutto il resto è secondario e mai prende la forma di una colonna portante. Il quadro creato dalla macchina da presa è mobile ma, come una mascherina inserita sull’obiettivo, il personaggio di Kim Ha-neul rimane bloccato mentre tutto si muove attorno a lei. Non siamo nel campo dei capolavori del cinema mondiale, ma nellambito dellottimo cinema di genere, quello che ti porta ad amare il grande schermo dellintrattenimento, quello che aumenta i battiti del cuore. Blind è un film che ti fa alzare dalla poltroncina con uno slancio e un sorriso inquietato, perché per tutta la durata del film si è stati in ansia per i personaggi così ben caratterizzati e rappresentati, tanto da essere quasi come dei vicini.