di Francesca Fichera.
Jing, esile ragazzina sordomuta, attraversa paesaggi impressionisti di glaciale bellezza a bordo dellimbarcazione dello zio materno, unico essere umano con il quale riesce a stabilire un contatto. Mei, immersa nei ritmi frenetici della città, canta la sua rabbia e il suo dolore per limprobabile situazione famigliare di cui è vittima accompagnandosi con una chitarra. Una vitalità involuta, cui il mondo impedisce di esplodere, tiene insieme le due adolescenti protagoniste di Song Of Silence, opera prima dellartista e pittore Chen Zhuo, che dipinge la sofferenza con colori freddi.
Lallegria è messa a tacere da una giovinezza e uninnocenza doppiamente infrante: quella di Jing, tanto diversa da sentirsi un pesce fuor dacqua in senso letterale sui pesci si accanisce perché ricordo di quella sola parte di sé che ha sfiorato il sogno, in compagnia dello zio e quella di Mei, che conserva e sfrutta al massimo tutti e cinque i sensi ma la cui voce interiore è resa silente dallimplacabile susseguirsi delle delusioni più profonde. Intorno a loro orbitano personaggi che in quel mare nebbioso di amarezza affondano o fanno affondare: il padre di Jing, ossessionato dal desiderio fino alla fine irrealizzato di un figlio maschio, che si distanzia dal focolare domestico instaurando una relazione con la ribelle e molto più giovane Mei; lo zio di Jing, figura fuori da ogni tempo, che danza sulle barche una scena di memorabile fascino – e scherza con lelettricità pur di far sorridere la sua piccola compagna; le madri delle due ragazze, giocatrice dazzardo quella di Mei, donna sola e ottusa quella di Jing, recanti sulle proprie spalle limmenso peso di unesistenza fatta dignavia.
Risuona il silenzio del titolo, alternandosi a rumori bruschi, dolenti come una fitta improvvisa; ma il montaggio prolisso e confuso finisce col diluire sino alla sublimazione ciò che, dalle prime inquadrature, sembrava racchiudere in sé la promessa di un poema estetico di originale fattura. Questo coro di solitudini inespresse trova nelleccessiva meticolosità dellimpianto, della costruzione, la sua paradossale nota disarmonica, a dimostrazione del fatto che lesattezza della forma è diretta conseguenza della padronanza del contenuto e non linverso, come solitamente si crede. Forse allesordiente Chen Zhuo serve il tempo di abbandonare gli algidi toni accademici per poter raggiungere il cuore tiepido del vero.
Interessante commentoi, mi ha colpito molto l’analisi sull’esattezza della forma come diretta conseguenza della padronanza del contenuto.
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Grazie ;)
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