di Fausto Vernazzani.
Grande star del Far East Film Festival 14 è il vincitore del Gelso dOro alla Carriera Johnnie To, pluri-premiato regista di Hong Kong che non ha bisogno di presentazioni (The Mission, Election, PTU sono titoli che parlano per lui). Presente in più vesti a questa edizione del festival udinese, è stato finalmente protagonista nei panni di autore e non più di ambasciatore e promotore della Fresh Wave regalandoci la premiere europea della sua nuova love story cinematografica Romancing In Thin Air. Chi ricorda sa bene che To non è regista nuovo alle commedie, tanto meno ai film sentimentali, anche se ha raggiunto la fama internazionale i suoi thriller dambientazione underground.
Dopo aver portato il romanticismo pop di Dont Go Breaking My Heart al FEFF13, ritorna con unopera priva dei colori sgargianti e del brio che avevano caratterizzato quel triangolo amoroso per scendere nellambito del melodramma allantica, riportando sullo schermo due attori che sono vecchie conoscenze della sua filmografia: Louis Koo è Michael Lau, un attore di fama nazionale che sta per sposarsi con la sua collega Yuanyuan (Gao YuanYuan) finché non viene abbandonato allaltare; nella provincia nordica dello Yunnan cè invece Sammi Cheng nella parte di Sue, una donna che gestisce un hotel in attesa del ritorno di suo marito da tempo disperso nei boschi dalta quota. Michael Lau si dà allalcool e nella sua fuga si trova catapultato nelle camere dellhotel di Sue, scatenando lentusiasmo delle sue fan locali e in seguito
Le sorprese nel finale non mancheranno, To anche se non centra il bersaglio non è uomo da darsi al miele senza farlo scorrere prima su di un cucchiaino dargento, regalando un finale meta-cinematografico che ci racconta di come la magia del cinema possa salvare anche la vita dei personaggi nati allinterno del cinema stesso. Cinema che è protagonista non solo perché tale, ma anche perché la trama stessa (scritta dal collaboratore abituale Wa Ka-fai) sembra voler essere un omaggio a quelle situazioni un po surreali e da sogno tipiche degli anni del cinema classico statunitense. Pellicole in cui grandi divi facevano sciogliere i loro fan per lamore di un immagine bidimensionale che talvolta allinterno dei film si calavano nel ruolo di loro stessi o di grandi scapoli ambitissimi. Cè molto di questo cinema, cè molto dellamore per il sentimento che vive solo nei film, ma che spesso nasce da qualcosa che vive nelle sale cinematografiche per poi uscirne fuori come unalleniana Rosa purpurea del Cairo seppur con un finale diverso che può portare in alta quota.
Le buone intenzioni non sono però sufficienti a salvare un film che va lento come il camioncino di cui la protagonista è ossessionata, immergendosi in unatmosfera da puro cinema commerciale fatto per attirare gente nelle sale con una storia damore dautore che si allontana in toto dagli scenari degradati dei film che lhanno reso importante, nascondendosi letteralmente sulle montagne come se volesse dimostrare desser capace di fare anche altro, ma calando in una piattezza registica che fa lentamente assottigliare gli occhi dello spettatore.