In the market? Meglio fuori – di Roberto Manuel Palo.
Tre ragazzi, Sarah (Rossella Caiani), David (Marco Martini) e Nicole (Elisa Sensi) sono in viaggio per andare ad un concerto. Vengono rapinati durante una sosta alla stazione di benzina e sono costretti a fermarsi in un market per denunciare l’accaduto alla polizia. David ha la brillante idea di passare la notte nel market in modo che i tre possano mangiare e bere a sbafo per poi uscire, la mattina seguente, come semplici clienti. David non sa che nel market è rimasto il macellaio (Ottaviano Blitch).
Il panorama horror indipendente italiano, negli ultimi tempi, sta proponendo delle personalità molto interessanti che, o per mancanza di fondi o per poca fiducia da parte dei produttori, non riescono sempre ad emergere e a far distribuire i loro prodotti nelle sale. Però c’è chi ci riesce anche grazie ad una buona pubblicità e a determinate frasi e appelli che servono ad aumentare l’hype. È questo il caso di In the market di Lorenzo Lombardi, produzione low-budget del 2009 uscita nelle sale il 5 Luglio dello scorso anno.
Nel blog del film regista e cast tecnico gridavano, in pre-produzione, al rilancio dell’horror italiano grazie a questa pellicola, alla sceneggiatura originalissima con protagonisti i cannibali e tratta da una storia vera (sigh!), alla copiosità del sangue che avrebbe disgustato anche lo stomaco più forte.
La verità (secondo noi)
Il risultato? L’unica cosa vedibile è, FORSE, la recitazione, dal minuto 46 (di 87), di Ottaviano Blitch. Nel primo quarto d’ora di In the market lo spettatore viene letteralmente ipnotizzato: guarda fisso nello schermo, in realtà osservando il vuoto senza udire né suoni né rumori, sgomento e basito di fronte alle voci atone dei tre protagonisti.
Lo stato di trance da suicidio si interrompe quando lo spettatore si abitua allo scandalo sonoro e inizia a seguire la pellicola durante un insensato paragone tra Salvate il soldato Ryan e Hostel seguito da delle freddure del tipo: “Cosa mangia un cannibale vegetariano? I finocchi”. Tutto questo accade mentre i tre sono in auto. Questo viaggio on the road durerà per circa 40 minuti, esclusivamente adornato con perle del genere appena descritto.
Evidente è l’ispirarsi a pellicole come Non aprite quella porta o lo stesso Hostel di Eli Roth, arrivando sino a Quentin Tarantino e a un pizzico di Dal Tramonto all’Alba di Robert Rodriguez.
Parole parole parole
Il personaggio di Ottaviano Blitch si ama sin da subito perché ha il pregio di zittire i tre cretini e perché interrompe lo sgomento cui si è assistito fino a quel momento. Ma anche lui ha il difetto di parlare troppo. Un maestro degli effetti speciali come Sergio Stivaletti non si può sfruttare solo negli ultimi dieci minuti, soprattutto quando in pre-produzione il cast urlava al totale disgusto, all’immensa di quantità di sangue.
Tutto il talento dell’effettista viene sprecato per dieci minuti insulsi preceduti, nella prima parte, da dialoghi inutili e, nella seconda, da un monologo ad alta voce fin troppo serio e noioso che, dopo 30 minuti, vi farà esclamare: “Comincia questa tortura o no?”.
Ci sono quattro semplici parole per riassumere l’utilità morale, tecnica, logica, filosofica, filologica, antropologica e quant’altro di questo film: non ha alcun senso. Pellicole come In the market, Visions o, ancora peggio, Smile sono i tipici esempi del perché i bravi registi del panorama indipendente italiano non riescono a portare i propri film nelle sale.
See You Soon.
e ho l’impressione che nemmeno ci faccia ridere alla grande come altre opere tipo Il Bosco 1 o la collana dalle sette croci-il lupo mannaro contro la camorra
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No, decisamente non entra a far parte di quelle thrashate che si fanno chiamare “So bad it’s so good”:D. Questo è bad e basta.
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Un altra occasione sprecata quindi?
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Nick, credo sia stata una occasione che, in realtà, non c’è mai stata:D. Del resto ho imparato a diffidare dei prodotti che, prima della loro uscita, promettono mari e monti provenienti dalla bocca del cast:D
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