L’homme sans tête (ma con il cuore)
What’s in a name? si chiese William Shakespeare tanti anni fa, quando il nome aveva un’importanza preponderante rispetto all’apparenza fisica. Montecchi e Capuleti, parole che non significano niente se non di chi si è figlio, suoni che ancora oggi sono molto importanti, e noi italiani ben sappiamo quanto il nostro cognome influisca sui nostri futuri.
Nel mondo odierno a comandare è l’immagine, diventata molto più rilevante della parola e l’aspetto è il nostro nuovo passaporto verso una vita più facile. Il regista Juan Diego Solanas decide quindi di chiederci allora: what’s in a face?
L’homme sans tête, film prodotto dalle istituzioni francesi, noto col titolo internazionale di The Man Without a Head, narra un breve momento della vita di Mr. Phelps, un uomo senza testa che vive in un futuro distopico accennatoci solo da brevi comunicazioni radio e luoghi industriali in perenne funzione che osservano e oscurano tutto dall’alto.
Mr. Phelps ha i biglietti per un ballo e decide di invitare la sua amata al Café de Flore con lui, ma si presenta un problema: con che occhi la guarderà? Con che sorriso le comunicherà la sua felicità? È il momento di comprare una testa.
L’importanza della bellezza
Il cortometraggio di 17 minuti di Solanas non parla di grandi innovazioni nel campo narrativo, non crea luoghi mai visti prima né dà sensazioni opprimenti circa un futuro devastante per la razza umana, la bellezza rimane ed è considerata dall’uomo che non possiamo guardare negli occhi come la cosa più importante in assoluto.
L’eccellenza di questo lavoro sta in una regia che offre una chiave di lettura seconda a quella più che evidente nella sua non-evidenza fisica: tutto è nelle mani di Monsieur Phelps. Spesso in dettaglio, ma forse dovremmo dire in primo piano, le Mani sono il volto, sono gli occhi, sono il sorriso, hanno dei propri gesti e delle proprie espressioni che si muovono in un fiume di sincerità e spontaneità lungi dalle forzature della mimica facciale.
Di Solanas e de L’homme sans tête ho voluto parlare non solo perché è diventato uno dei miei cortometraggi preferiti in assoluto, ma anche perché quest’anno farà il suo debutto nelle sale con Upside Down, lungometraggio statunitense con protagonisti Jim Sturgess e Kirsten Dunst.
Un’opera di fantascienza, genere destinato a tornare in auge nei prossimi anni grazie anche ai prossimi ritorni di Ridley Scott e Steven Spielberg alle loro origini (rispettivamente Prometheus e Robopocalypse).
Non ho grande fiducia nel prossimo debutto al lungometraggio di Solanas, il cui trailer è sparito dalla rete, ma per il suo homme sans tête ci sarà sempre amore.
Fausto Vernazzani