Tony Jaa alla conquista del mondo attraverso la tradizione.
Guardando alcuni film è impossibile non chiedersi come proseguirà la storia dei personaggi dopo che la parola fine è stata marchiata a fuoco nei titoli di coda. Uno di questi è Tom Yum Goong, meglio noto al mercato internazionale come The Protector, a cui gli italiani, per rispetto alla tradizione secondo cui i traduttori devono distruggere il titolo di un film, hanno aggiunto come sottotitolo La legge del Muay Thai.
Digressioni ortopediche
Il suo finale non lascia molti dubbi sulla sorte dei protagonisti, ma su quella del resto del cast sì. Se il mondo di Prachya Pinkaew e Tony Jaa, fosse reale, allora ogni bambino della penisola thailandese alla domanda “Cosa sogni di fare da grande?” risponderebbe “ortopedico“. Diciamocelo, il Muay Thai non è uno stile elegante di arti marziali.
Con le sue gomitate e ginocchiate sembra proporsi solo di spaccarti un osso dopo l’altro e non semplicemente lanciarti a terra. Al termine di The Protector si avrà uno di quegli episodi tragici di Grey’s Anatomy con soundtrack indie-emo-pop in cui Meredith si chiede disperata, come se gliene fregasse qualcosa, chi può aver fatto tutto ciò.
Decine di barelle occupate da persone con clavicole, ginocchia, tibie, peroni, omeri, crani, cestini di vimini, costole, ossi sacri, vertebre rotte e via ancora con la fiera del corpo umano. Sai quanti soldi si fa un ortopedico con un lavoraccio del genere? Ovviamente tutto ciò non può che essere il risultato di un film talmente entusiasmante da lasciarti bocca aperta.
I quattro pilastri del Muay Thai
Kham/Tony Jaa è un discendente dei combattenti di Jaturangkabart, arte con l’unico scopo di difendere i quattro punti deboli degli elefanti che trasportavano il Re: le zampe. Suo padre è un uomo rispettoso della tradizione, e non solo, cresce suo figlio insieme al suo elefante Por Yai come se fosse un membro della famiglia.
Per loro lo è davvero, al punto che Kohrn, figlio di Por Yai, viene considerato da Kham come suo fratello. Per gli uomini come Kham e suo padre l’onore più grande è che il loro elefante sia scelto per portare sulla sua schiena il Re e un giorno durante una selezione da cui ci si aspetta la coronazione del sogno, Por Yai e Kohrn sono rapiti.
Da quel momento Kham ha una sola ragione di vivere, proteggere i suoi due elefanti. Per farlo dovrà volare fino in Australia, dove i rapitori si nascondono dietro l’insegna del noto ristorante thailandese di Sydney, Tom Yum Goong, da cui deriva il titolo originale del film di Prachya Pinkaew.
Ong Bak potenziato
Per scrivere un plot abbastanza semplice ci sono volute ben cinque persone tra cui lo stesso regista. Sotto certi aspetti non si discosta molto da Ong Bak, film precedente della coppia Pinkaew/Jaa, in cui il giovane viaggia per salvare ciò che cè di più sacro per lui, la statua d’oro di Buddha del villaggio (elefanti e buddha, simboli della Thailandia).
Anche in questo caso calci e pugni per Tony Jaa e chiacchiere per Petchtai Wongkamlao, poliziotto austro-thailandese. Nonostante le similitudini The Protector brilla di luce propria, superando Ong Bak per qualità registica e, soprattutto, per l’azione. Non si limia al Muay Thai, propone diversi stili tutti divinamente coreografati da Panna Rittikrai (guardate BKO: Bangkok Knockout e rimarrete a bocca aperta di fronte al suo talento), elemento imprescindibile della troupe dei film di Pinkaew.
La spaccaossa
Il lavoro di squadra tra regista, coreografo e talento si mostra in tutta la sua grandiosità in una scena in particolare: l’ascesa di Kham dall’ingresso del locale al deposito degli animali, dieci minuti diventati famosi col nome della scena spaccaossa. Conclusa al meglio con lo scontro con Johnny Tri Nguyen, altra stella emergente del cinema di arti marziali. Un duello memorabile, senza tregua, fino al colpo di scena.
Subito dopo altre giunture ci diranno addio, procurando parecchio lavoro al sound editor, con la sfida di creare miriadi di suoni diversi per rendere il più raccapricciante possibile l’effetto ossa rotte. Perché se ne romperanno veramente tante, ve lo assicuriamo ed è grazie al suo apporto se le immagini saranno difficili da mandar giù.
Quentin Tarantino presenta
Vorrei poter parlare di ogni singola scena di combattimento di questo film, della capoeira nel tempio buddhista in fiamme, della lotta col wrestler Nathan Jones o ancora con la danzatrice Xing Jing, vero villain insieme ai soliti malvagi stranieri-che-parlano-inglese, ma sarebbe inutile perché l’azione è difficile da descrivere tanto è eccitante.
Con The Protector vivrete un crescendo di azione e spettacolarità, fino a un soddisfacente epilogo. Due note conclusive: Tom Yum Goong è una zuppa thailandese che se vedrete mai sul menù di un ristorante Thai, dovrete assolutamente ordinare. È fantastica. In più, se v’interessa, sappiate che Quentin Tarantino ha deciso di presentare questo film, quindi se non vi ho convinto io a vederlo lasciate che sia la sua firma a farlo.
Fausto Vernazzani
Voto: 3/5