Hair Extensions: non il solito J-Horror – di Fausto Vernazzani.
Mettiamo che siete al mare e improvvisamente dallacqua esce una ragazzina con i suoi capelli bagnati buttati tutti davanti alla faccia. La prima cosa che penserete sicuramente sarà Quella ragazzina ha tutti i capelli davanti alla faccia, la seconda sarà Ommiodio è quella di The Ring! e scapperete urlando e recitando lAve Maria in codice binario.
Lunico dubbio sarebbe se quella ragazzina fosse quella di The Ring (una delle mille versioni esistenti) oppure magari dellultimo horror Seru, o se magari quei capelli siano quelli dellombra assassina di Ju-on The Grudge, o magari quei capelli sono un toupet e allora quella ragazzina è pelata come i Dero di Marebito insomma, il punto è che il J-Horror è tutta una questione di Hair Styling.
Gli spiriti giapponesi per un motivo o per un altro hanno sempre quei capelli lunghi e ondulati, sporchi e costantemente davanti alla faccia come una frangetta lasciata crescere per decenni e questimmagine si è poi trasferita a tutto il cinema di genere ispirato o completamente copiato dal J-Horror e dal susseguente K-Horror, e via anche con il T-Horror Sud Corea e Thailandia per intenderci. Venne poi il giorno in cui anche il regista Sion Sono volle aggiungersi ai due grandi del genere, Takashi Shimizu e Hideo Nakata. Nacque così Ekusute, che tradotto starebbe letteralmente per Extensions; donde, appunto, Exte: Hair Extensions.
Chi cè? Cè Yuko, una ragazza che fa da apprendista in un salone di parrucchiere, che inizia parlando con noi attraverso lo schermo con la scusa di una mania appena nata tra lei e i suoi amici di parlare come se stessero leggendo dei dialoghi di un libro. Cè poi invece Yamazaki, un anatomo-patologo con il feticismo per i capelli che li ruba ai morti per appenderseli dappertutto in casa e talvolta per venderli come extensions a vari saloni. Cè infine un cadavere trovato in un container al porto, completamente circondato da capelli che lo riempiono fino quasi a farlo esplodere. Quei capelli sono tutti del cadavere e crescono non solo dalla testa, ma da ogni taglio praticato sul suo corpo: dai suoi occhi, dalla bocca, dalla pancia, dovunque.
Un giorno il cadavere giunge nell’obitorio di Yamazaki che incantato decide di trafugare il corpo e portarselo a casa, dove lo cura quasi fosse una pianta, dato che effettivamente quei capelli crescono e sembrano aver vita propria, piena di rabbia per ciò che è stato fatto alla loro padrona. Il dottore, completamente pazzo e perverso, comincia a tagliare i capelli e a venderli come extensions, ma la cosa al cadavere non sta bene, per cui ecco che i capelli si vendicano, e ammazzano senza pietà strangolando, smembrando o distruggendo le persone dallinterno!
Leggendo la trama Hair Extensions sembra ridicolo. E lo è. Lintento di Sion Sono non era infatti quello di creare il J-Horror definitivo, dichiarazione che spesso un regista americano sente di fare riguardo a un suo film, ma era quello di parodizzare un po il genere restandovi però allinterno. Guardando il film si può si rimanere perplessi, ma la vista di capelli che crescono sulla lingua, che quasi strappano il cuoio capelluto via dalla testa o cose ancora più disgustose, sono effettivamente efficaci e il pubblico un po di paura se la prende.
Questo succede per buona parte di Hair Extensions, che sembra giocare sullo stereotipo del fantasma capelluto che ammazza tutti, sul disgusto delle persone per quei capelli sporchi, sulla diffidenza che creano, ma al contrario adesso il nemico sono dei capelli perfetti, fantastici, come quelli della protagonista Yuko – interpretata ottimamente da Chiaki Kuriyama, che molti ricorderanno armata di palla ferrata a cercare di uccidere La Sposa in Kill Bill; sì, è lei, è la mitica Gogo, affiancata da Ren Osugi, attore di esperienza decennale, nel ruolo di Yamazaki.
La Kuriyama insieme al più adulto riesce a creare un duo che pur incontrandosi in ben poche scene in cui spicca lesilarante finale dove la maschera horror di Hair Extensions cede definitivamente a quella di commedia riesce a mantenere su un film che parla di capelli assassini confermando la capacità di Shion Sono di creare una grande alchimia tra gli attori, elemento a suo dire fondamentale per i suoi film, e che con il successivo Love Exposure dà la dimostrazione finale.
Sion Sono, dopo essere stato fuori concorso a Cannes con Guilty Of Romance, è oggi in concorso al Festival di Venezia con Himizu, tratto dal manga di Minoru Furuya, in cui aggiunge alle tematiche del dramma disegnato quelle del terremoto che ha devastato il Giappone l11 Marzo, essendosi trovato in fase di scrittura del film proprio durante quel periodo che sembrava non dare più alcuna speranza ad un paese devastato dalla terra e dal terrore di un nuovo olocausto nucleare.
Per il J-Horror sarà invece presente domani fuori concorso anche il grande Takashi Shimizu con Rabbit Horror 3D, avente per protagonista lex idol Hikari Mitsushima, che già in Ekusute aveva un suo piccolo ruolo secondario in attesa di essere definitivamente lanciata come Yoko nellepico Love Exposure. Oltre a Shimizu ci sarà anche il ben più noto Shinya Tsukamoto con Kotoko, regista di J-Horror meno accessibili allOccidente e infatti con zero remake allattivo – come Tetsuo.