The Snatch - Lo strappo - CineFatti, Recensione

Snatch: Lo Strappo (Guy Ritchie, 2000)

Snatch: uno strappo alle regole – di Roberto Manuel Palo.

Prima regola del Fight Club: non parlare mai del Fight Club. Ah, no! Scusate! Ho sbagliato, quello è un altro film. O magari Snatch è Fight Club che, effettivamente, non parla di Fight Club. Chi può dirlo. La prima regola è rispettata.

Snatch è il secondo lungometraggio del regista inglese Guy Ritchie, dopo Lock e Stock – Pazzi scatenati, una gangster comedy più o meno sulla stessa falsa riga.

Snatch rappresenta una specie di variazione sul tema della pellicola d’esordio che ebbe molto successo e rese Guy Ritchie meritevole d’attenzione.

Attenzione che venne ripagata alla grande con Snatch. Il protagonista di Snatch è un bel diamante da 86 carati. Tutte le trame dei vari protagonisti che incontreremo durante la pellicola sono incentrate sull’ottenimento di questo diamante.

Trame e sottotrame

Tutto ci viene narrato dalla voce fuoricampo del Turco (Jason Statham), organizzatore di incontri truccati di boxe.

Si parte da Frankie Quattrodita (Benicio Del Toro) che deve portare questo diamante da Anversa a New York e consegnarlo a un boss mafioso, Avi (Dennis Farina).

Frankie ha il vizio delle scommesse e così, a Londra, viene avvicinato da Boris “Lametta” Yurinov (Rade Serbedzija) che lo convince a scommettere su un incontro di Boxe illegale. Ovviamente è una trappola per rubargli la valigetta con il diamante.

L’altra sottotrama è quella del Turco (Jason Statham) e di Tommy (Stephen Graham) che organizzano incontri truccati di boxe per alcuni gangster del posto, Testarossa.

I due organizzatori finiscono in un campo rom dove il pugile designato per l’incontro truccato viene messo al tappeto in un incontro di boxe a mani nude dallo zingaro Mickey O’Neil (Brad Pitt). Per evitare di essere pasto per i maiali, Tommy e il Turco hanno la brillante idea di assumere Mickey come pugile per l’incontro. Deve andare giù al quarto round. Ma Mickey mette KO l’avversario al primo pugno.

Infine c’è la storia di tre rapinatori di colore sgangherati che hanno anch’essi il compito di rapire Frankie Quattrodita e di consegnare la valigetta al loro capo.

Che confusione…

All’inizio Snatch potrebbe sembrare un film molto confusionario che si salverebbe solo per i dialoghi stupendi, capaci di farti dimenticare che, effettivamente, della storia e della mole ingente di personaggi al suo interno, non stai capendo nulla.

Ma, dopo un po’, tutti i nodi vengono al pettine, si trova il bandolo della matassa e la trama trova una certa linearità.

La disamina sul Cristianesimo da parte dei rabbini prima di effettuare il colpo varrebbe da sola il prezzo del biglietto.

Tutti recitano divinamente e la regia in stile fumettistico, dai ritmi frenetici e velocissimi, è geniale. 

Si prende spunto da Trainspotting e da Fight Club per gli incontri di boxe a mani nude.

I titoli di apertura sono una trovata fantastica, tratta dai film degli anni 70, dove tutti i nomi degli attori e dei protagonisti della storia ci vengono mostrati in una televisione mentre i protagonisti di un film stanno recitando la loro scena, facendoci credere, appunto, che è un altro film che qualcuno del film sta vedendo. Solo in un secondo momento ci accorgiamo che queste persone sono osservate da alcune telecamere di sorveglianza.

Guy Ritchie è un tipo simpatico e, per questo Snatch, aveva imposto delle regole al team durante le riprese. Il non rispetto di tali regole sarebbe costato una multa. Le classiche regole: niente squilli di cellulare, niente arrivi in ritardo etc. Non si poteva chiamare Guy “signor Madonna”.

La curiosità è che lui fu quello che ha preso più multe di tutti.

 

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