Stanley Kubrick era un regista che è riuscito ad essere perfetto in ogni cosa in cui ha lavorato. Spesso viene accusato dalla critica del fatto che, nelle sue pellicole, ad una prima parte grandiosa, magnifica e perfetta, propone una seconda parte non del tutto all’altezza della prima.
Per quanto mi riguarda, in ogni sua pellicola, sono grandiosi tutti i fotogrammi. Compreso in questo Arancia meccanica, nona opera del regista, arrivata dopo quell’altra meraviglia della fantascienza datata 1968 che risponde al nome di 2001: Odissea nello spazio.
Arancia meccanica si divide in due parti: la prima parte incentrata sulla violenza di Alex e dei suoi drughi; mentre la seconda è incentrata sulla “cura” di Alex.
La componente musicale svolge un ruolo importantissimo nello svolgimento del film. Non a caso molte scene, come la lotta tra i drughi di Alex e quelli di Billyboy oppure lo stupro nella casa dello scrittore o la scena di sesso in un minuto e trentadue secondi a casa di Alex, sono girate a ritmo di musica, gli attori recitano ma sembra che stiano danzando.
Kubrick è solito inserire nei suoi film musica classica e molti spettatori che non sono molto inclini all’acquisizione di tale musica scoprono nei film di Kubrick quanta magnificenza c’è in questa musica d’altri tempi, che nulla ha da invidiare ai generi moderni. In Arancia meccanica Kubrick inserisce musiche di Beethoven, Rossini, Purcell intervallati da un altro classico, ma questa volta delle colonne sonore cinematografiche, che è I’m singing in the rain.
Perché la scelta di I’m Singing in the Rain? A quanto pare Kubrick chiese a Malcolm McDowell di cantare qualcosa che sapesse a memoria mentre attuava lo stupro della moglie dello scrittore nella loro casa. Malcolm disse a Stanley che non conosceva quasi nulla di interessante da poter cantare, ma ricordava questo motivetto e Kubrick gli chiese di cantarlo nella scena dello stupro.
Se di notte Alex è un giovane ragazzo dedito all’ultraviolenza e a bere latte mischiato con droghe, durante il giorno è un ragazzo come tutti gli altri: Va a scuola, vive con la mamma e il papà, dice loro che la notte va a fare dei lavoretti saltuari e aiuta qua e là.
Alla seconda parte si arriva grazie ad un tradimento. I drughi compagni di Alex, durante un tentativo di aggressione ad una vecchia ricca che vive da sola, lo lasciano da solo a fare il lavoro. Accidentalmente uccide la vecchia con un’opera d’arte raffigurante un fallo gigante e, udendo le sirene della polizia, esce dalla casa, ma viene colpito alla testa con una bottiglia di latte da uno dei suoi drughi che, subito dopo, si danno alla fuga. Alex viene arrestato con accusa di omicidio e deve scontare 14 anni in carcere. Dopo un po’, grazie alla buona condotta che gli torna utile per avere i favori di un prete molto influente, riesce ad ottenere il placet per una cura che, a detto del governo americano, impedisce al soggetto sottoposto di fare del male a chiunque.
Si apre così la seconda parte dove Alex diventa uno strumento mediatico e, soprattutto, politico. Ciò che succede ad Alex viene utilizzato dal primo ministro per la sua campagna elettorale in quanto egli diventa la dimostrazione che la criminalità si può debellare grazie alla “cura”. Dall’altro lato ci sono gli oppositori del governo che, al contrario, utilizzano Alex per dimostrare la barbarie del governo nei confronti di un singolo cittadino.
Il libero arbitrio viene impedito ad Alex che è costretto a subire qualsiasi umiliazione anche da chi ha picchiato in precedenza senza possibilità di reagire perché la nausea è soffocante. La violenza per difendersi dalla violenza del mondo per Alex non è più possibile. La voce narrante di Alex, quando viene picchiato dai vecchi barboni dice queste parole: “Preferisco essere picchiato piuttosto che vomitare“. Ora l’ex-drugo ha paura che gli possa succedere qualcosa di grave in qualsiasi momento. Uno degli oppositori del governo è proprio quello scrittore a cui Alex aveva stuprato la moglie e il caso vorrà che Alex, questa volta a viso scoperto, ritorni in quella casa esausto, picchiato a sangue dai due drughi suoi ex compagni che son diventati poliziotti sempre nell’ottica del programma di governo per la riduzione della criminalità.
Alex è un oggetto da prima pagina, non è più una persona, è qualcosa da buttare sui giornali per screditare il governo. Ma lo scrittore scopre chi è Alex e scatta la vendetta. Lo scrittore scopre che ascoltare la nona di Beethoven induce Alex a tentare il suicidio. Alex è diventato un giocattolo da manovrare a proprio piacimento: da una parte e dall’altra. Quando diventerà inutile ai fini della causa, si può eliminare.
Il giocattolo, ormai rottosi per disperazione, si può ancora aggiustare. La sua riparazione sarà ancora utilizzata come strumento politico. Tutto è bene quel che finisce bene per il primo ministro. Alex non si è nemmeno reso conto di ciò che ha provocato. Gli viene fatta ascoltare della musica e per i fotografi e per la stampa è un momento da immortalare perché il giocattolo funziona di nuovo, bisogna scriverlo in prima pagina. Ad Alex non interessa, può tornare a fare In & Out senza vomitare, ha una seconda possibilità.
See You soon,
Roberto Manuel Palo