Tree of Life (Terrence Malick, 2011)

Tree of Life: recensione… o intervista? – di Elio Di Pace.

Javier Bardem, uno degli attori più intensi e eclettici della sua generazione, è impegnato nelle riprese di Bond 23, nuovo film dell’agente 007 Daniel Craig diretto da Sam Mendes e scritto da John Logan.

Qualche mese fa (addirittura) ha finito (addirittura) le riprese del nuovo progetto (film non sia mai, è un progetto) di Terrence Malick (ADDIRITTURA!!!).

Un incontro

Per la stampa, naturalmente, il film è Untitled. Per Javier Bardem, che incontriamo in uno splendido parco di Buckinghamshire, in un giorno libero della lavorazione del film che Mendes sta girando ai Pinewood Studios, il film di Malick un titolo ce l’ha (almeno agli attori e ai tecnici ha dovuto dirlo, però pare che macchinisti e elettricisti non lo conoscano).

“Non posso proprio, mi capisca”, dice con un candore che farebbe pensare che il tizio che ho davanti e l’attore premio Oscar per Non è un paese per vecchi non siano la stessa persona.

Immaginavo. Però almeno una parte del cast ce la può rivelare?
Ma non possiamo parlare di questo di Sam Mendes? È una nuova avventura di James Bond, anche questo dovrebbe fare appeal…
Sicuramente, ma il giornale ha già preso appuntamento con Mendes la prossima settimana, per un’intervista di fine riprese.
D’accordo… Voleva sapere del cast?
Estrapoli dall’insieme “Tutto quello che sa” il sottoinsieme “Quello che può dirmi” e parliamone.
Io interpreto un prete. Poi Rachel McAdams e Ben Affleck, che sono i protagonisti, Jessica Chastain, Barry Pepper, Rachel Weisz…
Un grande cast. Quando pensa che uscirà il film?
Questo davvero fa parte dell’insieme “Cose che non so”. Le riprese sono solo il nucleo della lavorazione dei film di Terrence, ma i processi che ci sono prima e dopo sono molto laboriosi, e ovviamente soggetti ai suoi desideri creativi. Per quanto ne so, potrebbe anche decidere di farlo uscire tra cinque o sei anni. E scatenerà un putiferio di fraintendimenti, perché a quel punto il pubblico e la critica finirebbero per distogliere l’attenzione dall’opera d’arte e giudicherebbero il film solo sulla base dell’evento mediatico.

Un po’ come successe l’anno scorso con Tree of Life.

Esattamente, stavo pensando proprio a quello.

A lei è piaciuto?
A lei è piaciuto?
Mi dispiace, gliel’ho chiesto prima io.
Giusto. Con Terrence ho parlato spesso di Tree of Life. Gli ho confessato di averlo trovato uno dei progetti cinematografici più ambiziosi di tutti i tempi, parlando dal punto di vista del contenuto, dell’idea, del messaggio che si voleva veicolare, ma gli ho anche detto che secondo me è riuscito solo in parte.
Perché?
Glielo dirò, ma tenendo presente che di mestiere faccio l’attore e non il critico. Dal punto di vista tecnico, davvero nulla da eccepire. Terrence ha girato Tree of Life come ritenendosi un Dio, e questa mossa si è dimostrata utile alla sua visionarietà: ha pensato movimenti di macchina di grande originalità, è andato a cercare nella semplicità estetica di una famiglia media americana degli anni ’50 quella bellezza allo stato puro che hanno certi quadri o certe sculture. Ma probabilmente, ed è questo quello che gli ho detto, si è spinto un po’ oltre. Molte di queste inquadrature, seppur belle, forse non servivano strettamente alla storia. Finivano per distrarre.
Che cosa pensa invece della sequenza sulle origini del mondo e della vita?
Quello era concettualmente il punto più alto del film, e la novità dell’idea di Terrence. Le arti, la filosofia, le religioni hanno sempre concentrato la loro ricerca sulla morte. Soprattutto cercando di scoprire cosa c’è dopo. Come biasimarli? Ormai siamo qui, la vita è una cosa acquisita, la morte non lo è, quindi è su di essa che bisogna speculare. Terrence ha spostato la prospettiva: non cosa c’è dopo la morte, ma cosa c’è prima della vita. O, per dire meglio, oltre la vita.

Potremmo dire che Tree of Life indaga sul vagare dell’anima nel tempo.

A lei è mai capitato di chiedersi cos’era prima del momento del concepimento della vita umana? Ecco, quelle immagini spettacolari dell’inizio del film e quelle del finale (che per la verità ho trovato prolisso) vogliono dirci proprio questo. La vita è in realtà un infinito flusso nel quale ogni persona si innesta col suo stare al mondo.

E come la mettiamo con Dio e con il Male? La madre e il figlio, in voce off, di fatto parlano con Dio e gli chiedono di abbattersi contro il padre, che per loro è il Male.
Però poi lo abbracciano. E anche in quella specie di limbo Sean va a cercare Brad per cingergli le spalle.
Potrebbe significare che il Male è una cosa terrena e il Bene (quindi Dio) è ultraterreno?
Credo di sì.

Concludiamo e sintetizziamo.

A lei il film è piaciuto?
Sì, molto. Le riflessioni che le ho appena fatto hanno occupato i miei pensieri per molto tempo dopo aver visto il film. Questo vuol dire che il film, sebbene non completamente riuscito, o prolisso, o qualunque difetto gli si voglia trovare, spinge a farsi delle domande. Come risultato direi che non è male.
La ringrazio, signor Bardem. È stato molto gentile.
Si figuri. Sicuro che del film di James Bond non vuole sapere nulla?
So abbastanza per poterne fare un pezzettino. Piuttosto, come sta Roger Deakins?
Oh, è in gran forma. È geniale, sembra un rabdomante, solo che invece di cercare l’acqua  cerca la luce. E poi mette tutti di buonumore. La parola “problema” per lui non esiste.

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