Kill Me Please: verrà la morte e proverà a farvi ridere – di Elio Di Pace.
Ricordo ogni dettaglio del giorno in cui al Festival di Roma andammo a vedere Kill me please, bianco e nero di provenienza belga. Fino a quel momento avevamo avuto il piacere di vedere dei bei film (Dog Sweat, pellicola clandestina iraniana, Animal Kingdom, cruento noir australiano), dei lavori sorprendenti (Una vita tranquilla e Io sono con te, poderose risposte di Cupellini e Chiesa a chi snobba il cinema italiano, Haevnen, di una Susanne Bier forse posseduta dallo spirito di Cronenberg) e delle grandi occasioni sprecate (il pessimo Il padre e lo straniero, che dà ragione a chi snobba il cinema italiano, o La scuola è finita, interessante fino al finale highschoolmusicaleggiante).
La trama
Questo film, di tale Olias Barco (Dio lo benedica, dovera fino ad ora???), parla di un istituto medico molto particolare, gestito dal dottor Kruger: una clinica linda e pinta, circondata dai boschi dove si pratica il suicidio assistito. Ci vanno le persone che vogliono farla finita col mondo crudele, e la clinica li mette nelle condizioni di trapassare con serenità. Anzi no. Li mette nelle condizioni di andarsene come meglio credono, come hanno sempre SOGNATO.
Attenzione, non stiamo parlando di eutanasia: perché se è vero che il primo che vediamo dipartire sorbisce il veleno da un calice di champagne mentre su di lui sinuosamente si muove una adolescente francese che sembra una statua di Canova, cè anche chi si presenta raccomandando che vorrà morire mentre davanti a lui si consuma una scena da guerra del Vietnam, con tanto di compagno di battaglia che si dilania su una mina e sparge gli schizzi del suo sangue sulla faccia del paziente
Le reazioni
Il pubblico in sala rideva, perché obiettivamente uno spettacolo grandguignolesco/pulp si stava squadernando sullo schermo. Quando però lultimo paziente si sistema spavaldamente al centro dellinquadratura e, con i cadaveri attorno e il maniero diroccato alle spalle, comincia a intonare La Marsigliese, chi guarda il film resta lì a riflettere, con lamaro in bocca.
Qui il fatto è più serio di quel che possa sembrare, e non cè proprio niente da ridere. Anche perché cè un particolare niente male da tener presente: un istituto come quello dellimplausibile Kill Me Please esiste davvero a Zurigo, dal 1998.
Comunque, il film ha vinto il MarcAurelio dOro.