La giornata di Mrs. Rita O’Grady: alzarsi dal letto, preparare la colazione per i due figli e per il marito, svegliarli, lavare i piatti, prepararsi e andare al lavoro alla sezione tessile dellIndustria Ford di Dagenham, prendere i figli a scuola, accompagnarli a casa, ritornare al lavoro, poi di nuovo a casa, preparare la cena, essere una brava moglie e infine dormire.
La giornata di Mr. Eddie O Grady: alzarsi dal letto, mangiare, andare al lavoro, tornare a casa, mangiare, dormire. La commedia di Nigel Cole, dal titolo italiano fuorviante, We Want Sex (in originale è Made in Dagenham), tramite l’uso reiterato di numerosi cliché ci fa vedere la vita di una tipica famiglia inglese anni ’60. Patriarcale, nel senso che l’uomo deve pensare di essere la colonna portante e la donna esserlo a tutti gli effetti.
Raggiunta questa consapevolezza, le ragazze di Dagenham si ribellano allo sfruttamento cui sono sottoposte quando il loro lavoro viene dichiarato non specializzato e per questo motivo la loro paga ridotta ai minimi termini, finché la sfacciata e stanca Rita O’Grady (un’eccelsa Sally Hawkins) grazie al supporto del sindacalista e idealista Albert (Bob Hoskins non ha bisogno di commenti) riesce a spingere tutte le sue colleghe allo sciopero.
Da quel momento come un’infezione incurabile ogni donna del paese si unisce alla protesta riuscendo a mettere in ginocchio la produzione della Ford di tutto il paese e così facendo portando il centro economico a dover prendere decisioni drastiche e impopolari, oppure far ciò che la squadra di Rita sta chiedendo. Niente discriminazioni sessuali e quindi uguale retribuzione per tutti. Da qui il titolo italiano, “We want sex… equality”.
La battaglia viene rappresentata da Cole col consueto british humour che conferisce a un argomento serio e attuale una leggerezza non indifferente, un’arma a doppio taglio, pecca e pregio del film. Made in Dagenham ci porta un team di operaie “sexy” a combattere per i propri diritti con un ferro da stiro in mano, un’ironia tale da rendere sì la cosa divertente e strappare qualche sorriso, ma sminuisce il nodo centrale alla base.
La lotta sociale in versione comica è materiale per un film gradevole, ma la sua struttura basata sulla risata alternata da brevi momenti di riflessione nasconde la verità in favore di un divertissement. Il sarcasmo seppellisce la serietà delle vicende protagoniste. Mai si sarebbero permessi di girare un film sulle lotte per i diritti civili degli afroamericani facendoli parlare come degli schiavi da vignetta umoristica. Insomma, Nigel Cole diverte, ma dando al film una posizione di anonimato in termini contenutistici.
Su una cosa non ci si può lamentare, ed è la qualità delle interpretazioni. Il cast vanta un certo numero di nomi del cinema britannico, son sempre una garanzia a cominciare dalla Hawkins che dopo il film di Mike Leigh, Happy-Go-Lucky e il candidato allOscar An Education sta proiettando la sua carriera verso un futuro che definire roseo è poco.
Ad affiancare la protagonista all’interno della sezione femminile del cast abbiamo Miranda Richardson nel ruolo di una ferma politicante, ovvero la Segretaria di Stato Barbara Castle, e ancora Rosamund Pike, Geraldine James e Jaime Winston. Nell’angolo maschile ci sono Rupert Graves, l’ottimo Daniel Mays e Hoskins, un attore che in qualunque posizione lo metti – non pensate a male – riesce a dare il meglio di sé, e insieme alla Hawkins costituisce uno dei due principali motivi per vedere We Want Sex.
di Fausto Vernazzani
Voto: 3/5