Richard Matheson perfetto nel The Box di Kelly.
Chiunque conosca Richard Kelly dovrebbe porsi una domanda prima di leggere quanto segue. Come si può scrivere la recensione di un suo film? Buona domanda. Descrivere la trama di una sua opera o almeno provarci è un’impresa degna di essere paragonata alla scalata dell’Everest.
I più avranno visto solo Donnie Darko, un film che apre la gabbia a un branco immenso di interpretazioni difficili da catturare, ma che si possono solo intravedere.
Qualcun altro avrà avuto invece la fortuna di vedere l’ottimo Southland Tales, un film praticamente impossibile da spiegare. Fortunatamente, invece, The Box si può cercare di presentarlo quanto meno con 5 parole: ci sono scelte da fare.
Tutto il film ruota intorno a delle semplicissime scelte. La storia parla di una famiglia felice, lui (James Marsden) lavora alla NASA e sta per diventare un’astronauta, lei (Cameron Diaz) è un’insegnante di letteratura storpia, infine c’è il figlio Walter. Tutto d’un tratto una mattina ricevono uno scatolo con dentro un aggeggio dotato di un bottone. Il giorno stesso arriva un uomo a cui manca metà del volto, James Arlington Steward (Frank Langella, straordinario) che spiega alla coppia che premendo il bottone una persona che loro non conoscono morirà, ma allo stesso tempo riceveranno un pagamento di 1 milione di dollari in contanti.
Tratto da un racconto di Richard Matheson (di cui abbiamo visto la trasposizione di Io sono leggenda), l’opera non può essere descritta oltre nella sua trama, raccontare passo per passo quello che succede sarebbe un crimine non tanto per lo spoiler, quanto perché si perderebbe la tragica poesia che trabocca da ogni singola frase che viene detta in The Box.
Una sceneggiatura eccezionale ed un lavoro di regia magnifico, una costante discesa in una consapevolezza che ci porta a chiedere quanto realmente ci conosciamo l’un l’altro, cosa significa conoscere qualcuno e quanto siamo disposti a rinunciare pur di pensare al bene della nostra stessa specie.
Kelly non ci dà un ritratto ottimista della nostra società, della stessa razza umana, tramite citazioni di Jean-Paul Sartre ci mostra un inferno in cui la sofferenza è essere guardati dalle altre persone per ciò che realmente siamo.
Quel che vediamo in questo film sono personaggi disillusi, terrorizzati da se stessi, confusi ed incapaci di capire cosa vogliano realmente, incapaci di credere inizialmente che ci sia qualcosa di male in quella che può essere giudicata come una semplicissima azione: premere un bottone.
Fausto Vernazzani
Voto: 4.5/5