Lontano Da qui - Cinefatti

Dei delitti e delle gioie della poesia, quando il verso ti porta Lontano da qui

Da Haganenet a Lontano da qui, The Kindergarten Teacher

Remake dell’omonimo film israeliano Haganenet di Nadav Lapid, Lontano da qui o The Kindergarten Teacher di Sara Colangelo, alla sua seconda prova registica che da Netflix arriva sul grande schermo, è il sogno breve, dolceamaro e nostalgico di una maestra d’asilo che scopre il prodigioso talento poetico di un suo allievo. Mine vaganti tra una speranza di riscatto e un’incolmabile desiderio di evasione.

Preservare la memoria attraverso la poesia

È lontano anni luce il tempo in cui le poesie si imparavano a memoria, eppure il piccolo Jimmy, un dolcissimo Parker Sevak, che frequenta solo l’asilo, le poesie le compone all’istante, oralmente, senza averne mai letta nessuna, e le memorizza senza alcun bisogno di scriverle.

È quasi come se in lui fosse insita e rivivesse quella necessità e capacità di un tempo di preservare la memoria e la storia tramandandole attraverso il componimento poetico. I

In fondo anche Jimmy preserva una memoria: quella della sua storia. Frammenti, perfetti corrispettivi del verso poetico, che sono una fuga consolatoria da un cammino di profonda solitudine, tra un padre poco presente ed una madre assente.

Dal passato al presente

Parlare di poesia in tempi odierni significa addentrarsi nella ricerca di uno spiraglio di bellezza che nobiliti una realtà scandita dalla monotonia.

E un’anima assetata di bellezza è senza dubbio Lisa Spinelli, che ha gli occhi profondi e il fascino maturo e sfiorito di Maggie Gyllenhaal, maestra d’asilo e quarantenne amareggiata che segue un corso di poesia per tenere accesa la scintilla vitale soffocata da un matrimonio sterile e due figli assenti, ombre con le quali è impossibile pensare a un dialogo e un confronto.

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La maestra ambiziosa e l’allievo brillante

L’incontro con Jimmy, il suo allievo brillante che nei momenti di ricreazione dispensa versi per la stanza colorata dell’asilo, è per Lisa una manna dal cielo se non un segno divino, che arricchisce il suo nuovo percorso di iniziazione alla poesia per “destare” l’artista nascosta che è in lei.

Così comincia ad ascoltare i suoi componimenti fino a trascorrere sempre più tempo con il suo piccolo amico, a scrivere le sue poesie perché nessuna vada dimenticata, incantata e sospesa tra il desiderio di riscattare una creatura incompresa, di cui si prende cura artisticamente ogni giorno, e la voglia di fare proprio quel talento naturale fino a convincersi di possederne un po’ anche lei.

È un transfert che la mette a dura prova, tra intenzioni buone e profonde che si scontrano con i fantasmi e gli scheletri nascosti nell’armadio, al punto da trasformare un incontro fortunato in un’ossessione che pesa come un macigno.

L’egoismo prevale sugli antichi buoni propositi, mostrando come la bellezza e la purezza di un sogno possano mutare nel loro mostruoso contrario.

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Un lavoro delicatissimo

E’ un lavoro delicatissimo. Tu dai ai bambini qualcosa che gli resterà per sempre” dice a Lisa il maestro del corso di poesia, un piacente ed intellettuale Gael Garcìa Bernal. Insegnare non è poi tanto diverso dal salvare vite: una parola, uno sguardo possono segnare nel bene e nel male chi hai di fronte, anche per sempre.

Fa comodo troppe volte guardare all’insegnamento come a un ripiego per consolarsi delle proprie sconfitte, perché anche nella scelta più sofferta o obbligata mai bisognerebbe dimenticarsi della portata delle sue conseguenze.

Ma Lisa la dimentica questa responsabilità, perché i suoi limiti non li vuole vedere, e non li ha mai posti né a se stessa né agli altri, reduce da quella generazione che nel lottare per la libertà forse ne perse completamente il senso e la rotta.

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Riscoprire il senso profondo della poesia

Essere poeti, oggi più che mai, allude all’atto stesso dell’osservazione e dell’ascolto, se non alla capacità di sviluppare quel misterioso terzo occhio che permette al poeta di farsi veggente, se vogliamo ricordare un termine caro ad Arthur Rimbaud.

Armati di mondi hardware tascabili sin dalla tenera età, ha quasi un sapore rétro pensare di imparare – figuriamoci recitare – poesie a memoria. Ci si convince troppo spesso che tanto le dimenticheremo perché non saranno utili né oggi e né domani.

Lontano da qui è una triste parabola, una sconfitta e una dura verità che appartiene ad ognuno di noi, a cui tuttavia non riusciamo a non guardare con tenerezza quando incontriamo gli occhi persi, innocenti e sognanti della Gyllenhaal, il brivido che da sempre sfiora quella profonda e umana ricerca che fatica a fermarsi dinanzi alle colonne d’Ercole.

Valentina Esposito

Voto: 3.5/5

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