Sausage Party - CineFatti

Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia (Greg Tiernan, Conrad Vernon, 2016)

Il dissacrante Sausage Party porta avanti la tradizione di Evan Goldberg e Seth Rogen.

La domanda è retorica, che cosa si sono fumati quando hanno scritto Sausage Party? Lo sappiamo, lo abbiamo visto in Facciamola finita in cui Seth Rogen e gli altri interpretavano se stessi in una parodia dell’Apocalisse di Giovanni, mentre con The Interview dimostravano il grado di assurdità a cui erano capaci di ambire.

Rogen, il suo malefico partner Evan GoldbergJonah Hill (i tre autori della storia), firmano stavolta solo la sceneggiatura, lasciando la regia a due animatori esperti, Greg TiernanConrad Vernon, riprendendo con Sausage Party i temi religiosi già messi ampiamente alla berlina nel frenetico Facciamola finita.

Paradisi infernali

Protagonista nel nostro allegro supermarket è Frank/Rogen, un salsiccia desiderosa di raggiungere il “Grande Aldilà” con Brenda/Kristen Wiig, un panino destinato a, sì, prenderlo dentro, non c’è altro modo di porlo. Tutto nel market è una metafora sessuale, i cibi disegnati con lo scopo di accoppiarsi sognano un paradiso con gli Dei (noi) dove unirsi.

Con canzoncine allegre cantate ogni mattina, saluti calorosi e sorrisi a 32 denti il cibo si prepara nei carrelli al viaggio nel Grande Aldilà, finché lì, sui piani da cucina, fornelli e lavandini non scoprono la terribile verità: gli Dei non sono loro salvatori, ma creature orribili e malvagie che li tortureranno e maciulleranno per riempire il loro stomaco.

Sausage Party è una ferocissima critica al bigottismo statunitense, al puritanesimo sfrenato dove tutto è represso nell’attesa di essere premiati da entità che non sono chi loro credono sia (quasi ricorda gli abissi lovecraftiani): il sesso per Frank e Brenda è ciò che li aspetta una volta scelti per il grande giorno, il 4 Luglio, l’independence day.

Il dolce volto del dolore

Il team alla scrittura non attende neanche un minuto per mettere in gioco il proprio ampio vocabolario di maleparole e sconcerie, rese ancor più sconcertanti dal look tenero e amorevole – o apertamente sessuale, Brenda è tutta curve e con labbra verticali – scelto per i personaggi dai registi Conrad Vernon e Greg Tiernan, uno esperto animatore della DreamWorks, l’altro autore di tonnellate e tonnellate di corti del dolce trenino Thomas. Ecco, il contrasto è talmente forte da essere spiazzante.

Spiazzante come la scena finale, come la scoperta del metodo con cui il cibo, tanto quanto i giocattoli di Toy Story, riescono a farsi vedere per ciò che sono dai loro mostruosi dei. Ma non è tutto, per quanto duri solo 90 minuti, Sausage Party non vuole solo essere lo schiaffo di un gruppo di atei convinti ai religiosi e puritani d’America, no, va ben oltre.

Satira multiculturale

Con le isole del market mostra la ghettizzazione degli USA, con stereotipi agli estremi dà voce ai latini, agli italiani, alla comunità LGBT al conflitto israelo-palestinese con gli esilaranti Sammy Bagel Jr./Edward Norton e  Kareem Abdul Lavash/David Krumholtz, il tutto con sottotrame dedicate al viaggio di Barry/Michael Cera dalla cucina al market, all’odissea vendicativa di un irrigatore vaginale (da douche, uno dei tanti sinonimi inglesi di “stronzo”) contro Frank e Brenda.

Insomma, Sausage Party è un delirio completo e per tale bisogna accettarlo, senza però dimenticare che nella follia Rogen, Goldberg e Hill, coi mezzi più estremi offerti dal cinema mainstream, vogliono dire la loro opinione sulla repressione sociale. Il bello, è che nel caos degli ormoni e della paura, ci riescono veramente bene, lasciando a una brevissima scena finale il compito di raccontare come in realtà tutto ciò che abbiamo visto sia solo una versione del mondo reale.

di Fausto Vernazzani

Voto: 3.5/5

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