Independence Day: Rigenerazione - CineFatti

Independence Day: Rigenerazione (Roland Emmerich, 2016)

Goffo e sfacciato, Emmerich torna all’Independence Day

In 50 anni la critica scriverà della grande depressione dell’estate 2016. Blockbuster a perdita d’occhio e solo un paio degni di sufficienza (Warcraft, Star Trek Beyond), voto guadagnato per il rotto della cuffia. In Italia chi arriva a chiudere la nefasta stagione? Il più cretino di tutti, Independence Day: Rigenerazione.

Attenzione però. Cretino sì, noioso no: a 20 anni dal kolossal più famoso degli anni Novanta, Roland Emmerich riapre il pianeta Terra alla temibile invasione aliena sventata da Jeff Goldblum e Will Smith e gira il suo titolo più goffo, buffo, scemo e anche il più simpatico di tutta la sua filmografia.

Eccetto Smith – personaggio ucciso fuori campo – il cast si ripresenta al completo, dopo due decenni spesi a cannibalizzare la tecnologia aliena ereditata dagli avanzi dell’esercito nemico per costruire armi di difesa gigantesche, ma c’è ancora molto che non sanno e lo scopriranno con la seconda invasione.

Bigger is better

Ovviamente entra in gioco l’effetto wow di Jurassic World, più grande è meglio è e così inizia la festa, con astronavi immense e alieni giganti ispirati a tanta letteratura sci-fi (ebbene sì, anche loro sono un alveare). Come si comporta però Emmerich al suo primo sequel dopo tante catastrofi? Vira sulla commedia.

Non che in Independence Day fosse assente, Judd Hirsch e Smith servivano a quello scopo, ma stavolta è il focus dell’intera pellicola, a tal punto da ignorare ogni possibile chance di verosimiglianza. L’obiettivo è far ridere più che impressionare, destinazione degli spettacolari effetti speciali dell’Independence Day del 1996.

La distruzione della Casa Bianca, città annientate da cima a fondo, stavolta i VFX artist hanno dato sfogo alle visioni dei designer sulle nuove tecnologie umane (aerei, elicotteri, basi spaziali sulla Luna), ignorando del tutto la possibile fascinazione per quelle aliene già vissute nella prima invasione.

Sfondare la barriera del ridicolo

Tuttavia Emmerich non sa gestire tempi comici, né sceneggiare una commedia dando come risultato una serie di imbarazzanti scenette dove è chiaro quanto gli attori si stiano divertendo per il basso livello del film. Goldblum gioca e Brent Spiner, redivivo e inserito in una tenera e buffa cornice, esagera senza pietà.

È il limite del ridicolo oltrepassato però a rendere Rigenerazione un moderato spasso, non il cool Liam Hemsworth a riempire il vuoto enorme di Smith. Senza doverci neanche sforzare possiamo immaginare gli sceneggiatori urlare un gran “chissenefrega” e scrivere le idiozie che gli passavano per la testa.

Scienziati che cercano di aprire oggetti alieni con motoseghe, signori della guerra africani in coppia con agenti del fisco, Goldblum annoiato dal dover fingere di aver paura delle altezze, Charlotte Gainsbourg che si capisce fa scoperte importanti, ma viene ignorata da tutto e tutti senza apparenti ragioni.

Independence Day 3?

A vederlo e rivederlo è possibile notare sempre più di questi assurdi dettagli, contraddizioni affiancate da poche idee intelligenti (la guerra di terra con gli alieni sopravvissuti sarebbe stato bello vederla). La direzione? L’assurdità più totale per farsi ammirare dagli amanti del trash più esplosivo.

Il finale lascia speranze su un sequel – sì, speranze -, perché anche se Independence Day: Rigenerazione è un film cretino, le possibilità di avere un film ancora più fracassone nell’eventuale terzo sono immense. Almeno è questo che lasciano immaginare. Possiamo mai perderci questa enorme opportunità? No.

Fausto Vernazzani

Voto: 3/5

2 pensieri su “Independence Day: Rigenerazione (Roland Emmerich, 2016)

  1. Sono d’accordo. Mi pare anche a me che questo film sia autoironico, (mi immagino qualche attore dietro le quinte a sbellicarsi dalle risate, per poi apparire seriamente in scena) ma in genere Emmerich non pare prendersi mai sul serio.

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    1. Sì, abbiamo immaginato la stessa cosa, credo proprio si siano divertiti e la campagna marketing portata avanti da Jeff Goldblum prima dell’uscita del film credo dimostri proprio l’esistenza di questo spirito auto-ironico. Sapevano che non avrebbero mai fatto un film “migliore” del primo quindi hanno scelto di farsi quattro risate sul set nella speranza che anche in sala si ridesse! Emmerich alla fine non è un cattivo regista, non dirige nulla di eccezionale, però sono sempre film che possono risultare piacevoli se visti in quest’ottica :)

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