Mars

Mars – Dove nascono i sogni (Anna Melikyan, 2004)

Mars, dove nascono i sogni e morì il comunismo.

Greta è una macchia di colore: il verde squillante delle scarpe e del cappotto, il biondo ramato dei capelli ondulati. Cammina con andatura lenta sul ponte, consapevole degli sguardi ammirati che le lancia ogni giorno Gregorij, da tempo innamorato di lei. Per il ragazzo, la dolce bibliotecaria è bella come una attrice del cinema – “di quelle che anche quando si svegliano al mattino hanno il viso bellissimo”.

La osserviamo percorrere le strade della città appena uscita dal lavoro: i suoi grandi occhi  racchiudono un mistero che sarà svelato solo ad uno sconosciuto. Perché a volte è più semplice aprirsi con chi non si è mai visto prima che con gli amici di sempre. Nel caso di Greta il confessore risponde al nome di Boris (Gosha Kutsenzko), pugile in fuga da Mosca e forse da se  stesso.

Il film si apre proprio con il risveglio (anche metaforico) dell’uomo su un treno fermo alla stazione di una cittadina  di nome Mars – la k, gli spiega la piccola Nadya, è caduta da tempo, un po’ come i simboli del Comunismo rappresentati dalla statua impolverata di Lenin nell’atrio della stazione o dalle gigantografie di Marx sparse ovunque in città.

Siamo in un villaggio sperduto della Crimea, dove la moneta corrente è rappresentata dai peluche prodotti in gran quantità da una fabbrica locale. Una stranezza dietro l’altra che Boris (e noi con lui) si ritrova ad affrontare nelle 24 ore più bizzarre della sua vita. A fargli da Virgilio in questo bizzarro viaggio tra fantasia e realtà sono il giovane Gregorij e la piccola Nadya, bambina dallo spiccato senso commerciale.

Mars – Dove nascono i sogni è una affascinante e curiosa passeggiata nel tempo, filtrata attraverso lo sguardo stupito (e daltonico) di Boris. Una passeggiata che ci conduce in un caos colorato e bizzarro abitato da personaggi tra il grottesco e il surreale (sulla falsariga del primo Kusturica e del  migliore Gondry) destinati presto o tardi ad incrociare i loro complicati percorsi: Galina, madre single in cerca di un principe azzurro per procura e sua figlia Nadya (e qui il tratteggio del personaggio non riesce ad andare oltre il cliché della bambina “so tutto io”); una coppia di anziani che vive separata in casa da venti anni e si lancia sguardi di fuoco dai balconi; Vera, moglie depressa e incinta del ginecologo del paese; la sensuale e sfrontata barista; la fanciulla con la treccia più lunga del paese; Gregorij, innamorato incompreso.

E naturalmente Greta (Nana Kiknadze), la giovane bibliotecaria con la passione per il cinema d’antan e il sogno di un amore tormentato alla Audrey Hepburn in Vacanze romane. Greta che sogna una vita di contrasti con momenti felici e altri meno. Greta che della guerra ha letto solo nei libri ma ingenuamente desidera diventare crocerossina per alleviare il dolore dei soldati. E chissà che, almeno per una notte, Boris non riesca ad essere quel soldato dimenticandosi delle paure e delle ansie che lo hanno fatto fuggire dal ring e da Mosca.

Is there life on Mars?, si chiedeva David Bowie in uno dei suoi indimenticabili pezzi. Nel film di Anna Melikyan se lo domanda anche un disilluso Gregorij quando all’improvviso deve fare i conti con la realtà. E non basteranno tutti i peluche della strampalata città di Mars ad attutire il colpo.

Francesca Paciulli

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