di Roberto Manuel Palo
Cavalcare londa del successo di un brand è quasi sempre deleterio, farlo dopo venti anni quando non se ne sentiva alcun bisogno lo è ancora di più, farlo sfruttando semplicemente il nome è la catastrofe. Tutte e tre queste cose accadono con Creepshow III, film per lhome video diretto dal duo Ana Clavell e James Glenn Dudelson, horror low budget composto da cinque brevi episodi collegati luno all’altro da alcuni personaggi.
La prima discrepanza è proprio questa: se nei primi due capitoli della serie gli episodi erano auto conclusivi e completamente differenti luno dallaltro, qui ci troviamo a seguire storie prive di qualsiasi nesso logico e legate da una sottile linea temporale. Il duo alla regia di Creepshow III, anche sceneggiatori, prova a calcare sul demenziale, ma il risultato è che lo spettatore rimarrà con la bocca aperta, le braccia cadute e le mani ovviamente staccatesi dalle braccia nei capelli.
Ogni episodio di Creepshow III, come nel cult diretto da George Romero, è introdotto da una sequenza animata talmente scadente che mi viene il dubbio che non sia stata fatta una selezione tra i migliori disegni degli asili nido dAmerica, sempre forieri di piccoli gioiellini artistici povere mitiche sequenze animate dello Zio Tibia.
Il canovaccio tra gli episodi di Creepshow III è dovuto chiaramente al fatto che, essendo una pellicola low budget, la Clavell e Dudelson abbiano voluto risparmiare su attori e comparse, non preoccupandosi della loro bassezza recitativa in tutti gli episodi. Gli unici frammenti che meritano menzione per una buona dose di humour nero e di splatter sono gli episodi della killer del telefono che riesce a regalare ADDIRITTURA qualche brivido ed è ultra splatter così come lepisodio della moglie di Dayton che alla comicità spicciola contrasta uno schermo quasi sempre rosso. Gli altri tre episodi, tra cui il primo, la ragazza e il telecomando del professor Dayton, che dopo cinque minuti già ti porta ad osservare il timer per vedere quanto manca alla fine, non meritano neanche la menzione.
Ana Clavell e James Dudelson hanno una certa simpatia per il piattume registico che si offre di omaggiare George Romero. Infatti i due, nellanno precedente a Creepshow III, avevano già compiuto un omaggio girando Day of the Dead 2: Contagium, al che la domanda sorge spontanea: perché questi due, invece di cercare titoli originali alle loro pellicole che non centrano nulla con gli omaggi, si impelagano nell’onda delle critiche e dei paragoni? Per i soldi? O perché son convinti di essere Zack Snyder? Ai posteri lardua sentenza. La cosa sicura è che le loro pellicole non meritano di essere viste.
La visione di Creepshow III è come la visione di un angelo che poi si scopre essere unoca che ha spiegato le ali, ci si chiede come possa essere successo che si è scambiata unoca per un angelo e si fissa questoca cercando di trovare qualche nesso logico. Creepshow III è esattamente questo: lo spettatore è incollato allo schermo per tutta la pellicola perché cerca di capire fino a dove si spinge il delirio totale e la mancanza di senso logico della pellicola. E vi assicuro che si spinge fino a vette inimmaginabili.
See You Soon.