Killer in viaggio (Ben Wheatley, 2012)

di Fausto Vernazzani

Il futuro è roseo per Ben Wheatley, regista inglese abitante delle spiagge della (non)soleggiata Brighton. In uscita c’è il suo A Field in England prodotto da Channel4, poi il salto negli USA con un film ad alto budget ed una serie sci-fi per la HBO. Noi in Italia siamo rimasti indietro, il suo Sightseers è uscito solo questa settimana – in poche sale, com’è nostro costume – con la solita traduzione da poco per attrarre il più gente possibile con l’inganno: Killer in viaggio.

Il suo debutto con Down Terrace era un tripudio di black comedy, il successivo Kill List un misterioso thriller con tinte di horror, Killer in viaggio, suo primo film distribuito nel Bel Paese, è anch’esso una commedia nera, spietata e confusa dai fumi di una critica sociale impietosa. Sceneggiato da Alice Lowe e Steve Oram, comici ed anche attori protagonisti del film, tratta appunto di due turisti, Tina e Chris, trentenni single da poco insieme ed innamorati come due fidanzatini.

Orfana di cane e figlia d’una madre senza cuore, Tina decide di partire con Chris per una vacanza in Camper verso il Nord della Gran Bretagna, alternando siti archeologici e paesaggi mozzafiato a musei spiccioli della matita e dei tram. Per caso, poco alla volta e con grande soddisfazione crescente dei due, inizia una serie di omicidi ai danni di chiunque schiaffeggi il rispetto verso la natura, monumenti, fino all’onore ed alle banali prese in giro verso di loro.

Entra qui Amy Jump, terza sceneggiatrice e moglie di Wheatley, nonché – è chiaro – sua collaboratrice fissa, che aggiunge il suo tocco sado-masochistico dando a Tina e Chris un carattere grottesco, offrendo la violenza, il sangue e la bestialità umana su di un piatto d’argento da cui diventa sempre più difficile mangiare. Una vera e propria escalation di terrore, dal sorriso alla gioia di spaccare la faccia ad un povero innocente “rompiscatole” o vanesio, sprazzi di brutalità che mettono a dura prova lo spettatore: sono antieroi da stimare prima, da temere poi.

Killer in viaggio

Così ogni personaggio introdotto da Wheatley diventa una potenziale vittima, dando al pubblico quel brivido di paura e di affetto verso il comune uomo che si palesa nella vita sempre più animale di Chris e Tina, sfociando in un gesto di amore e odio nei confronti della vita da far divenire oscuro il significato del film stesso. Un’ode (?) alla coscienza umana presente per impedire che il nostro comune pensiero “Lo ucciderei” non si avveri, dando sfogo al caos totale dei desideri reconditi del cervello umano, capace di crimini efferati come a tutti ben noto grazie alla storia ed alle cronache quotidiane.

Ben Wheatley come nei suoi precedenti film aggiunge il suo tocco pacato e gentile, come una carezza dà spazio a Chris e Tina, valorizzando le interpretazioni eccellenti di Oram e Lowe, senza esagerare nel volerli mostrare come delle bestie da circo. Naturalizza il tutto e sporca il verde col rosso, inserisce la surreale violenza improvvisa in luoghi da cui questa era fuggita insieme alla civiltà umana. L’evoluzione di Killer in viaggio sfiora da lontano la crescente ansia ed il mistero di quella spaventosa meraviglia intitolata Kill List, ma con altrettanta potenza riesce a dare un pugno nello stomaco, in particolare col finale e le parole del gruppo anni Ottanta Frankie Goes to Hollywood e la loro canzone cult The Power of Love.

4 pensieri su “Killer in viaggio (Ben Wheatley, 2012)

  1. Consiglio di vedere anche Kill List, film migliore di Killer in viaggio, anche se ad oggi sento di poter dire che Wheatley è un regista che ancora non ha toppato!

    Fausto

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