A prova di errore - CineFatti

A prova di errore (Sidney Lumet, 1964)

Uno sbaglio minaccia di distruggere Mosca in A prova di errore, cult di Sidney Lumet.

Un sibilo insopportabile e infernale ci accoglie nei titoli di testa di un capolavoro assoluto, A prova di errore di Sidney Lumet, lo stesso sibilo che accompagnerà anche i titoli di coda. Così, senza mostrarci alcuna immagine, Lumet ci mette subito al corrente di ciò che stiamo andando a vedere: il racconto di un pericolo enorme riguardante le tensioni tra Stati Uniti e Russia. Le due superpotenze in quel periodo in piena Guerra Fredda, il pericolo di scatenare una Terza Guerra Mondiale che distrugga completamente il pianeta. Un incubo molto reale in quegli anni.

Infatti A prova di errore ci mostra cinque basi americane alle 5:30 del mattino. Non sappiamo cosa succede, ma i dialoghi (sceneggiatura di Walter Bernstein, tratto da un racconto di Eugene Burdick) ci fanno subito intuire che qualcosa è andato storto. Dopo pochi minuti da quest’introduzione veniamo infatti a sapere che ad alcuni bombardieri è stato dato l’ordine di attaccare Mosca per errore. Per evitare il peggio, il Presidente degli Stati Uniti (un superbo Henry Fonda) e il primo ministro russo cercano di dimenticare le tensioni e di collaborare per abbattere insieme i bombardieri. Questo provoca ostilità interne sia da una parte che dall’altra, in quanto la collaborazione comporta il dare informazioni top secret.

Il consigliere Groeteschele (Walter Matthau) è convinto che sia giunto il momento di attaccare, ma non viene ascoltato da nessuno, i due Paesi sono uniti nonostante la missione sia ardua. La previsione è che almeno uno dei bombardieri riuscirà a completare la missione e, per far capire che si tratta di un errore, il Presidente dichiara al Primo Ministro che, se la città di Mosca verrà bombardata, sgancerà due bombe sull’Empire State Building da 20 megatoni distruggendo completamente New York. Il prezzo da pagare per mantenere la pace.

Gli anni d’oro

Il 1964 è un anno da ricordare perché, oltre ad A prova di errore, uscì anche quella che potrebbe considerarsi una sua parodia per le similitudine narrative e di alcune scene ma che non ha niente a che vedere col film di Lumet, ovvero Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick. Ciò è dovuto semplicemente al fatto che le due pellicole sono tratte dallo stesso racconto di Burdick; anzi, Kubrick cercò di fare uscire il suo per primo in modo da far intentare una causa per l’uscita di A prova di errore, fin troppo simile alla sua opera. Ma in fondo il senso delle due pellicole è opposto: se Kubrick dà la colpa della tragedia alla fallibilità umana, per Lumet le cause sono riconducibili solo alle macchine e alla tecnologia.

Una delle caratteristiche del suo film è lo scarso movimento della camera. Nelle sue inquadrature Lumet mostra tutto il necessario alla comprensione della scena e non c’è alcun bisogno di muoverla, a patto che non sia richiesta una ripresa dall’alto o dal basso. Ciononostante il ritmo è frenetico, i dialoghi sono come sparatorie o inseguimenti: non è da tutti rendere le parole così adrenaliniche. È anche per questa capacità (vedasi, a ulteriore riprova, La parola ai giurati) che Lumet è stato un maestro assoluto del grande cinema statunitense.

Ovviamente non poteva mancare la curiosità zombie su A prova di errore. Dovete sapere che il finale dell’opera di Lumet ha notevolmente ispirato quello di Night of the Living Dead di Romero dove delle istantanee sgranate mostrano i soldati che ammazzano gli zombi e li bruciano con dei grandi roghi. Fra maestri ci si studia a vicenda.

Roberto Manuel Palo

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