Cloud Atlas - CineFatti

Cloud Atlas (Lilly e Lana Wachowski, Tom Tykwer, 2012)

L’epopea delle sorelle Wachowski e Tom Tykwer: Cloud Atlas.

Tutto è connesso. Cadere in errore è facile: si confonde con una certa facilità l’’idea di essere legati a qualcuno come un tratto positivo, ma nella natura dell’’esistenza il nodo è al di là della bellezza, è il caos ordinato da una figura spettrale con l’’incarico di gestire il mondo. Non è un dio né il libero arbitrio nell’epico Cloud Atlas.

È la predestinazione il motore di un movimento che vuole ognuno di noi nel suo piccolo protagonista dell’’universo. Vuoi con un semplice gesto, gentile o crudele che sia. Passato, presente e futuro si annullano, sono l’’incontro di cerchi concentrici in movimento perpetuo dove sbagli, torti corretti e sorrisi sono emozioni forti nell’ora, ma con effetti ancora più potenti per chi questi eventi li vedrà guardandosi indietro.

Il tempo connesso

È così che il diario di un avvocato del 1839 scritto nell’’Oceano Pacifico ispira un giovane compositore del 1936, trasferitosi nella casa d’i un musicista più anziano, a rispettare i libri come fossero storie d’’amore, verso uomini o proprie creazioni.

Ispirazione che si trasforma in un sestetto per archi intitolato L’atlante delle nuvole (Cloud Atlas) che giungerà fino a una giornalista nel 1972, alle prese con un complotto nucleare da cui nascerà un enorme conflitto.

Qualcosa che l’’editore Cavendish nel 2012 non conoscerà, ma la cui vita post bestseller sarà l’’ispirazione che gli artifici della Nuova Seoul del 2144 cercano. Ma si va anche oltre, in un futuro post-apocalittico regresso agli stadi primordiali della civiltà, antica così come solo il domani tirato all’estremo sa far comprendere.

Il nodo d’archi

È quasi impossibile tradurre in breve la trama del nuovo film delle sorelle Lilly e Lana Wachowski, unitesi al regista tedesco Tom Tykwer. Cloud Atlas, a lungo atteso da quando espressero nel 2005-06 il loro desiderio di trasporre la toccante storia immaginata dalla mente dell’autore David Mitchell.

L’’atlante delle nuvole è una musica, un “Io” in rotazione nella storia, un motivo musicale che unisce i sogni degli uomini, anime in un vortice perpetuo di esistenze che in realtà non ci appartengono davvero. Motivo per cui il trio registico decide di unire i capitoli separati nel testo in un montaggio magistrale, a opera di Alexander Berner, che fonde secoli di storia per rendere l’’idea di connessione, sfondare il tempo per cui il trait d’’union è il tema musicale di Reinhold Heil, Johnny Klimek e lo stesso Tykwer.

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Moltiplicati nel tempo

Cloud Atlas è una storia potente stesa sullo schermo a un ritmo serrato con la capacità di scacciare la noia dallo spettatore senza paura di lasciarsi andare, è un gioco di agganci, una sfida alla memoria aiutata dalla continua presenza degli stessi attori. Travestiti e truccati con metodi tradizionali e CGI, nella parte di reincarnazioni differenti di se stessi.

Tom Hanks, Halle Barry, Jim Broadbent, Jim Sturgess, Doona Bae, James D’’Arcy, Keith DavidHugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon e Ben Wishaw sono alle prese con dei ruoli in mutazione costante – spesso un po’’ posticci a causa del lavoro di make up affatto perfetto , saltano da ruoli da villain a eroi o comparse.

È un meccanismo che si prende gioco dell’’astrattezza dell’’anima per dargli un volto concreto. Un’’idea geniale allo stesso tempo messa in piedi per dare un sostegno gli spettatori in difficoltà, alle prese con 3 ore di salti nel tempo e un numero pressoché infinito di informazioni lanciate contro il pubblico in sala.

L’abbraccio tecnico

L’’impianto registico, originale e creativo come le Wachowski dei tempi che furono di Matrix (e sì, anche di Speed Racer) s’i incontra in un abbraccio con l’abilità maturata da Tykwer nelle ripetizioni con un twist (vi dice qualcosa Lola corre?) per girare un’’opera mastodontica con riferimenti biblici (la cacciata di Adamo nell’’Ottocento, il profeta Zaccaria dopo la “Caduta”) e drammaturgici (la Giocasta di Edipo a Edimburgo).

Cloud Atlas è un miscuglio di commedia, azione, dramma storico e fantascienza dai toni differenti creati da John Toll e Frank Griebe, direttori della fotografia i cui campi lunghi sono da antologia, tra i tanti artefici d’i un film avventuroso che ha restituito alla science-fiction quel sapore epico che da molto, troppo tempo mancava al genere.

Fausto Vernazzani

Voto: 4.5/5

3 pensieri su “Cloud Atlas (Lilly e Lana Wachowski, Tom Tykwer, 2012)

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