Nella terra dei cannibali… e del trash- di Roberto Manuel Palo.
Per gli amanti del trash come me, Bruno Mattei è come un dio da venerare, grazie alle tante risate involontarie che i suoi film sanno regalare. Le caratteristiche principali della sua produzione sono il plagio di altre pellicole con dialoghi e scene rifatte (di solito, in ogni film, sono due le pellicole plagiate in modo che, secondo lui, la gente non nota quando si cita l’una o l’altra facendo risultare la cosa originale) shot per shot dal film copiato, gli effetti speciali degni della più becera telenovela e la presenza di attori con sguardi “intelligenti” e inespressivi.
Purtroppo, dopo l’aumento dei costi delle produzioni cinematografiche, registi come lui, Andrea Bianchi e altri artisti del trash sono spariti dalla circolazione, per ritornare poi con l’avvento del dvd e delle tecnologie digitali a buon mercato. Ed è così che, nel 2003, il dio è ritornato per regalarci una nuova perla dal titolo Nella terra dei cannibali.
Dopo Robocop e Predator in Robowar, Terminator e Aliens in Terminator 2: Shocking Darks, questa volta i poveretti ad essere saccheggiati sono Cannibal Holocaust e, per la seconda volta, Predator.
La… “trama”
Alcuni militari, dopo aver assoldato una guida esperta, si addentrano nella giungla alla ricerca dei soldati di una precedente spedizione che risultano scomparsi. Al loro arrivo troveranno una simpatica tribù di indios che compie tanti simpatici riti e che, simpaticamente, ha squartato tutti gli esseri che gli avevano fatto visita precedentemente, tranne Sara Armstrong (Cindy Jelic Matic), che viene promossa a dea dell’amore.
Il compito della squadra militare sarà quello di riportare Sara a casa. Ma gli indios si nascondono tra gli alberi, hanno delle cerbottane al curaro e si mimetizzano nella vegetazione.
No, amici, non ho copiato l’articolo che scrissi su Cannibal Holocaust, è proprio la trama di questo film. Ogni personaggio si adegua al plagio: gli indios fanno esattamente ciò che facevano quelli di Cannibal Holocaust, con tanto di punizione per l’adultera o il lancio di frecce avvelenate contro la guida per dimostrare le loro intenzioni amichevoli, e i Predator nella seconda parte del film, mimetizzati fra gli alberi.
Il sergente Romero è impegnato a dire e fare le stesse cose di Harold Monroe nel film di Deodato oltre a dire al tenente Wilson (Lou Randall) che “sta diventando un peso per la spedizione. Non me ne frega un cazzo se lei è il capo o cos’altro, la lascio qui!” come in Predator; Sara Armstrong si impegnerà, nella seconda parte del film, ad imitare la prigioniera del commando di Predator; infine non mancheranno il soldato che “non ha tempo per sanguinare“, quello che fa l’eroe facendosi esplodere e neanche quello che, convinto di uccidere un Predat…ehm, un indios, si accorge che è un maialino.
So bad it’s so good
Mattei si dovrebbe solo vergognare per questo scempio, ma lo spettatore non riuscirà a bloccare la visione di Nella terra dei cannibali perché vorrà vedere fino a quale estremo giungerà e, soprattutto, si divertirà a capire quando inizierà l’ennesimo dialogo copiato da Predator.
Il film è sostanzialmente diviso in due parti: la prima, dove il commando deve scoprire che fine ha fatto la spedizione precedente, è una copia perfetta del film di Deodato, con un dialogo preso da Predator ogni tanto; la seconda parte, dove il loro compito è portare Sara Armstrong in salvo, è una copia perfetta di Predator con una scena o un dialogo preso da Cannibal Holocaust ogni tanto. Un genio…no?
Io lo consiglierei a chiunque, ma assolutamente solo dopo aver visto Cannibal Holocaust e Predator, altrimenti il risultato non saranno le risate, ma la noia più assoluta. Anche solo la visione di Predator, forse, potrebbe bastare.