1921: Il mistero di Rookford, una rispettabile ghost story britannica.
1921: Il mistero di Rookford di Nick Murphy non è nulla di originale, ma ha tutto ciò che uno spettatore vuole in una storia di fantasmi: basta con la gente che vola sbattendo sullo schermo senza un motivo, basta con la spettacolarità e con lo splatter gratuito.
Sulle orme di The Others e The Orphanage, a cui questa pellicola fa non pochi rimandi, Murphy ci offre una struttura gotica, atmosfere suggestive, una fotografia da Oscar (Eduard Grau) e una colonna sonora il cui acquisto non sarebbe sacrilego (Daniel Pemberton).
La storia è ambientata nell’Inghilterra del 1921, tre anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, e narra di Florence Cathcart (magnifica Rebecca Hall), una scrittice dell’occulto intenta a smascherare tutti i ciarlatani che tentano di lucrare, tramite delle sedute spiritiche, sul dolore delle persone che hanno perduto i propri cari in guerra.
Robert Mallory (Dominic West), insegnante di un collegio vittoriano, contatta Florence poiché nel collegio un ragazzo è morto in circostanze misteriose e si sospetta la presenza di un fantasma. Florence accetta il caso e subito riesce a confutare la tesi della presenza di fantasmi.
È in questo momento che iniziano ad accadere cose inquietanti, pertanto decide di rimanere nel collegio durante le vacanze di Natale, quando tutti i bambini sono con le proprie famiglie, per capirne di più. Rimarrà col professor Mallory, con la governante Maud (altrettanto immensa Imelda Staunton), con il giardiniere Child (Ben Greaves-Neil) e il piccolo Tom (Isaac Hempstead Wright) che attende i genitori in viaggio dall’India.
Se la sceneggiatura dello stesso Murphy e di Stephen Volk riesce a tenere altissima la tensione e a far dire più volte: “È questo che io voglio” (con il tono del Mago Gabriel) per tre quarti della pellicola, è anche vero che negli ultimi venti minuti si butta via letteralmente.
Il ritmo cala vertiginosamente, si allenta quella tensione che grazie alla scenografia, alla fotografia, all’incalzante colonna sonora era stata altissima e il film finisce dando allo spettatore un senso di inappagamento inaspettato.
Ciò delude non poco visto che sembrava si potesse gridare ad un gioiello britannico della ghost story e non è la prima né sarà l’ultima volta che un ottimo film è rovinato dal finale. D’altronde si dice che, spesso, il finale è la prova del nove di una pellicola. Forse è anche per questo che Il mistero di Rookford non ha goduto di recensioni propriamente entusiaste, ma è un film che merita assolutamente.
Una storia di fantasmi vecchio stampo come non se ne vedevano da un po’ di tempo, dove sono pochi i momenti in cui i fantasmi fanno “BUH!” con un sonoro a 10’000 decibel. Momenti che in realtà non irritano quando una ghost story è fatta bene. Salti volentieri sulla sedia perché sai che non sarà solo in quei momenti che avrai paura, ma è tutto il complesso che te ne farà avere: un viavai di suggestioni, tensione e angoscia.
Il cast perfetto contribuisce a innalzare ulteriormente il valore della pellicola, specialmente il cast femminile, Rebecca Hall e Imelda Staunton, attrice inglese premiata con i più importanti riconoscimenti sia nel mondo del cinema che del teatro e, purtroppo, conosciuta da tutti solo perché è stata Dolores Umbridge in Harry Potter, nome del personaggio che rispecchia lo stato d’animo di noi “critici” di fronte a questa “ingiustizia” mediatica.
Per quanto riguarda Nick Murphy, questo è il suo primo lungometraggio, ma si è fatto valere in passato con la serie televisiva Primeval. Quindi è un regista da tenere d’occhio, e CineFatti non mancherà di aggiornarvi (e recensire) su eventuali sue produzioni per il grande schermo. Quindi, non privo di situazioni inaspettate e non banali, 1921: Il mistero di Rookford è un film che va visto al di là del finale.