di Francesca Fichera.
Ciò che non è normale per te può essere normale per gli altri: così Rent-a-cat di Ogigami Naoko introduce e spiega se stesso molto dopo il suo inizio. Un film che è una favola, mucchio di reiterati incontri, piccole scene che vedono il ripetersi di gesti, parole, situazioni, e che rintracciano la propria costante nelleccentrica protagonista Sayoko (Ichikawa Mikako) e, naturalmente, negli onnipresenti, splendidi gatti. E non è altro che superficie, questa; perché sotto la luce morbidamente irradiata dal malinconico paesaggio giapponese, sotto le variopinte mise un plauso a chi ha curato i costumi della gattara e del suo tempio di affetto e tenerezza la casa della nonna, ora monastero dedicato al suo ricordo e alla cura degli animali che tanto amava – cè un preziosissimo cuore da spogliare. Se lesterno è buono, lo è ancor di più linterno.
Rent-a-cat, come tutti i racconti ben scritti, fa uso (gentile) di unallegoria per interrogare e interrogarsi: sulla solitudine, sulleterno, dilaniante confronto fra i presenti e gli assenti, i pieni e i vuoti dellesistenza, che sono la fossetta lasciata dal cucchiaio nella crema, il foro sulla punta del calzino, una casa disabitata. Il lavoro di Sayoko è riempire i vuoti delle persone con dei batuffoli damore in affitto. Ma, finisce col chiedersi, ciò è sempre possibile oppure esistono spazi vacanti che niente e nessuno riuscirebbe a rallegrare? Con il suo ritmo flemmatico, simile in tutto e per tutto allandatura di un felino, Rent-a-cat suggerisce che la risposta va cercata nel puro fatto di tentare: ne è la prova la stessa Sayoko, il suo incessante procedere attraverso le stagioni, con luci e abiti diversi ma senza mai rinunciare alla sua carretta piena di ceste e mici miagolanti. La cantilena rent-a-neko (trad.: affitta un gatto) trova, nelle sue repliche periodiche, la concretezza di una forma di coraggio: quello, mero e semplice, di andare avanti gustando i piccoli doni quotidiani, mentre i propositi e i vecchi ideali, dipinti con la forza del sogno, ingialliscono sulle pareti e si lasciano stracciare dal tempo.
(dopo aver letto gli articolo inerenti al FEFF14)
Cinefatti – l’unico blog che ti fa piacere l’oriente, anche se lo si odia dal profondo dell’anima.
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Fare piacere ciò che non piace: uno dei nostri principali scopi, e siamo mooolto felici quando ciò si verifica più o meno inaspettatamente! Grazie!
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E’ sicuramente un film su cui riflettere.
Mi piaerebbe davvero vederlo.
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Siamo poco fiduciosi sulla questione distributiva (sempiterna!), dato anche il responso del pubblico alla premiazione finale (deludente, per quanto mi riguarda, e che appunto vede l’assenza di Rent-a-cat). Però cavolo, quanto meriterebbe questo film… Ti auguro di riuscire a trovare un modo per guardarlo, e intanto incrocio le dita affinché esca almeno una sua edizione inglese in dvd!
– Frannie
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Esattamente. Purtroppo ho dovuto leggere sulla pagina Fb del FEFF commenti di appassionati, che hanno avuto la fortuna di seguire il festival come noi, con frasi del tipo “mi stavo addormentando” e “che brutto”. E capisco che de gustibus non disputandum, ma dire che Rent-a-Cat è fra i peggiori del Far East 14 è un’empietà!
– Fran
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Ci avrei scommesso..
Magari qualche appassionato lo subberà,
ma sono cauta anche su quasto punto siccome non è un film di “facile” comprensione..
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