FEFF14: Fino all'ultima Rush Line – Parte Seconda

di Francesca Fichera.

Sopravvissuti ai cortocircuiti udinesi, rieccoci qui a scrivere del FEFF14. L’esplosione di un phon è il coup de théâtre che ci impedisce di visionare il primo film in lizza del giorno, Warriors of the Rainbow di Wei Te-sheng. La giornata ha quindi il suo inizio ufficiale con la selezione di cortometraggi della Fresh Wave in arrivo direttamente da Hong Kong e patrocinata da Johnnie To. Voglia di uscire dalla sala: massima. I registi presenti erano tre (Mo Lai, Wong Wai-kit, Li Yin-fung), i corti 4: a tale scoperta la sottoscritta ha regalato agli astanti un epic win in pieno stile Titanic 3D (vd. Focus): “Uà k’ pacc’” (trad. “Perbacco, che fregatura”). Per il resto  avrà da dirvi, come sempre, il collega Fausto. Ma torniamo seri per un momento. Dopo una pausa necessaria a rinfrancarci, abbiamo seguito il primo incontro del FEFF14: Andrea Berrini (Metropoli d’Asia), Lorenzo Ferrari Ardicini (CG – Home Video), Andrea Occhipinti (Lucky Red), Zhang Yuan (Fotografo/Regista) e Takeuchi Hideki (Regista di Thermae Romae), coordinati da Patrick Frater (www.filmbiz.asia) e Pio D’Emilia (SkyTG24 Far East Corrispondent), hanno discusso degli scambi culturali fra Oriente – la Cina in particolare – e Occidente concentrandosi poi sul problema della distribuzione dei prodotti asiatici editoriali e cinematografici in Italia. Ma la spada di Damocle della prossima rush line, quella per accedere alla premiere mondiale di Thermae Romae del giapponese Hideki, ci ha impedito di riflettere con calma sulle questioni sollevate: più che un cinema sembrava l’apertura delle transenne di un concerto metal, con  versioni femminili di Adolf Hitler in fila pronte a fucilare chiunque osasse solo salutare un amico nella folla e giovani saltatori che citano lo spot di un famoso olio pur di accaparrarsi i posti migliori. Per fortuna il film, di cui la sottoscritta vi parlerà nel dettaglio, allenta di molto la tensione scatenando l’ilarità in tutto il pubblico. A seguire il Titanic si ripete per l’ennesima volta: le rush line si moltiplicano invadendo i ballatoi di ogni piano, per la terza classe non c’è via d’uscita. Tutto questo per il thriller di Hong Kong Nightfall del regista Roy Chow per la cui visione siamo finiti relegati nelle gallerie più alte, e il posto di merda unito alla stanchezza ci ha istigati all’abbandono dopo appena tre quarti d’ora. Perdere una battaglia però non vuol dire perdere una guerra e il FEFF14 ha ancora tanti giorni davanti a sé.

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