Il tunnel dell'orrore (Tobe Hooper, 1981)

Generazione di fenomeni nel tunnel dell’orrore.

Il tunnel dell’orrore è uno dei film più riusciti di Tobe Hooper. Su questo non ci piove.

Sebbene la parte iniziale della pellicola possa annoiare un po’, non è tirata troppo per le lunghe e ci accompagna verso una seconda parte che, grazie alla ormai ex sapiente regia di Hooper e alla giusta commistione di effetti sonori e atmosfera, ci accompagna in un incubo inquietante che mantiene alta l’attenzione e la tensione.

Il cast non si eleva molto visto che, tipically ’80, è formato da giovani utili solo a farsi ammazzare e quindi dalle doti recitative non particolari.

Il garbuglio dell’orrore

Quattro ragazzi, Sarah (Elizabeth Berridge) Buzz (Cooper Huckabee) Richie (Miles Chapin) e Liz (Largo Woodruff) decidono di passare una serata al luna park e di trascorrere la notte nel Funhouse, il tunnel dell’orrore. Non sarà una notte tanto piacevole.

Com’è possibile che i quattro ragazzi vadano in macchina al luna park e il fratellino di Sarah, a piedi, ci metta quasi lo stesso tempo per arrivare partendo dopo? Non potevano andare a piedi anche loro? I genitori, nell’arco di tempo che il bambino è stato al luna park, non hanno mai avuto l’ardire di andare a controllare la situazione nella sua stanzetta? Dilemmi del cinema.

Un omaggio, per cominciare

Dilemmi che pone l’incipit del film con un tributo iniziale a due pellicole storiche dell’horror, Psycho e Halloween. Il fratellino di Sarah, mentre lei è sotto la doccia, prende un coltello pieghevole e una maschera. Come con Michael Myers, lo spettatore ha la visuale del bambino e ne sente anche il respiro.

Arrivato alla doccia, apre le tende e affonda il coltello, e qui c’è l’omaggio a Psycho con tanto di primo piano sul volto di Sarah durante l’urlo. Dopo il poco piacevole scherzetto Sarah negherà al fratello la possibilità di andare con lei al luna park il sabato successivo, per punirlo.

Sangue senza sangue

Hooper usa con troppa parsimonia il sangue. Ciò non intacca la qualità della pellicola, però in alcune scene si poteva osare di più, specie nel finale, la cui situazione sarebbe andata a nozze con un gran gran quantitativo di frattaglie, servito su un piatto d’argento dalla location.

Tuttavia Hooper sceglie il modo meno cruento di concludere, deludendo la maggior parte degli spettatori cui è rivolto Il tunnel dell’orrore. Non sfrutta tutte le carte a propria disposizione, favorendo comunque la fluidità della storia, che annoia solo nel quarto d’ora introduttivo.

Risultato immagine per the funhouse gif

Il ritorno dei freaks

Quello del regista è un ritorno ai freaks dopo il film d’esordio Non aprite quella porta – dove il freak assassino di turno era Leatherface, ormai un’icona per qualsiasi fan dell’horror e del cinema in generale.

Ne Il tunnel dell’orrore lo scompiglio lo provoca un altro “scherzo della natura”, figlio dell’imbonitore del Funhouse (Kevin Conway).

Il ragazzo obbedisce a qualsiasi ordine del padre. Nel tunnel i ragazzi non si comportano bene nei confronti di questa famiglia e il papà chiede al figlio di ucciderli tutti.

Il make-up del mostro è fichissimo, fatto molto bene e disgustoso al punto giusto. Un ottimo lavoro da parte di Rick Baker. Giudicate voi, eccolo qua. Non lo vorreste avere accanto come souvenir? È sexy!

Roberto Manuel Palo

4 pensieri su “Il tunnel dell'orrore (Tobe Hooper, 1981)

  1. credo sia stato sfortunato e non si sia ripreso dall’affaire poltergeist.Perchè uno che firma Non aprite quella porta mica è un pirla di passaggio
    Certo dopo gli anni 70 si è dimostrato il più debole della scuola new horror,ma non penso sia malaccio come regista
    Sai a me chi piace assai?Don Coscarelli,il suo Phantasm è davvero un classicone
    Per non parlare di Bubba Ho pec o come cazzo si scrive,quello con Campbell che fa Presley in ospizio che insieme a Kennedy-nero-combatte contro una mummia assassina

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    1. Coscarelli per me è un mito assoluto. Sto aspettando con ansia la sua ultima pellicola “John dies at the end”, visto che si era fermato nel 2005 col Masters of horror. Lo so che Tobe Hooper non è un pirla di passaggio, ma con l’accumulo di pellicole di dubbia qualità succede che il cattivo diventi più numeroso del buono. Noi vogliamo ricordarlo per il buono, ma il cattivo numeroso resto. Proprio come per Dario Argento:D

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      1. eh,già!Io sono un argentiano non pentito,ma chiaramente amareggiatissimo per la fine del mio venerato Maestro,che comunque -prima della cura asia- era il top del genere in italia.Non mi piace
        fare quello che quando le cose vanno male si dissocia.
        Argento è stato,insieme a Woody Allen,Monicelli,Zhang Yimou,Lars Van Trier, uno dei miei punti di
        riferimento.Lo ricordo per quello che era,e sul presente amarezza …portami via!

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      2. Ecco. Ed è esattamente il mio pensiero. Hooper e Argento li ricordo senz’altro per quello che erano e, a maggior ragione, mi viene lo sconforto a vedere le loro pellicole recenti. Dissociarsi è solo sinonimo di infantilismo.

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