Citizen Dog

Citizen Dog (Wisit Sasanatieng, 2004)

di Fausto Vernazzani.

Tratto da una novella per bambini di Koynuch, Mah Nakorn, dal titolo internazionale Citizen Dog, è un film che riesce a distinguersi dalla massa. Marito della scrittrice succitata, Wisit Sasanatieng è regista di uno dei film più dolci del decennio scorso, un’opera appassionante e con tutti i canoni del libro illustrato per bambini rispettati, persino nell’ambito registico.

I due protagonisti, Pod e Jin, dai nomi per fortuna semplici da pronunciare per noi occidentali, vengono mostrati, grazie a sapienti giochi di luce uniti ad un uso a volte inusuale del grandangolo, come una sorta di figure di carta che sbucano fuori da un foglio. Un libro illustrato tridimensionale, di quelli con castelli e boschi pronti a spuntare fuori dalle pagine.

Spesso erroneamente definito come l’Amélie d’Oriente, Citizen Dog, si distingue proprio per una maggiore presenza della voce narrante, in questo caso di un regista di punta della Thailandia odierna, ovvero Pen-ek Ratanaruang, che racconta passo passo le vicende di Pod come un padre leggerebbe una favola al proprio figlio.

A sottolineare questo aspetto è ancora lo stesso Sasanatieng, occupato nel creare dei campi che rassomigliano dei disegni, simbolici e pregni di significato come appunto devono essere su di un libro per far capire ai bambini cos’è che sta succedendo ai loro eroi, ma allo stesso modo con i movimenti dall’alto che rendono lo spettatore come una sorta di padrone ed osservatore che sfoglia le pagine in rapida successione per velocizzare il movimento.

Il film di Sasanatieng lo si può accostare ad Amélie solo per lo stile favolistico e surreale delle vicende, elemento preponderante che potrebbe mettere in secondo piano una regia meravigliosa, il vero punto di forza che separa Citizen Dog da tanti altri cloni e parenti stretti e lontani del film di Jean-Pierre Jeunet.

Pod (Mahasamut Boonyaruk) è un giovane di campagna che si trasferisce a Bangkok portandosi con sé le ultime parole della nonna: “Quando troverai un lavoro, ti crescerà una coda”. L’unica cosa che davvero gli crescerà sarà l’amore per Jin (Saengthong Gate-Uthong), una ragazza con il sogno di riuscire a leggere un libro, cascato dal cielo per finire tra le sue mani, ma scritto in una lingua sconosciuta (tu guarda un po’ si scoprirà essere italiano).

Jin ignora Pod, pronto a tutto per passare del tempo con lei. Diventa tassista per farle da autista, trovandosi ad avere a che fare con personaggi curiosi come l’orsetto di peluche fumatore Tongchai, o Tik, un uomo con la mania di leccare qualunque cosa. Lo scenario, distante a fare da sfondo dipinto su cui i personaggi sono incollati come figurine, una Bangkok sormontata da un’immensa montagna di bottiglie di plastica, una sorta di discarica di merce riciclata, l’ultimo luogo dove qualcuno si sognerebbe mai di inscenare il climax di una storia d’amore.

Sul finale amerete ancora di più il cinema per le sue potenzialità, per quello che si può riuscire a rappresentare e per tutto ciò che lo rende unico. Vi lascio con la canzone/tema del film che avrete voglia di cantare tutti i giorni e con una citazione che dedico al Cinema, per tutte quelle volte che mi fa stare bene, perché lo amo:

«Jin. There are so many bad and sad things that keep us from seeing the good things that are right in front of us. The feelings I have for you will never change. When you mop the floor, tap your foot, separate your food, dream dreams, or grow a tail… Everything you do is wonderful to me.»

4 pensieri su “Citizen Dog (Wisit Sasanatieng, 2004)

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