Fantascienza: Pro e Contro delle serie Sci-Fi in TV, Parte I

di Fausto Vernazzani.

È vero, fare un discorso sui generi al giorno d’oggi è rischioso, il terreno è instabile e si può facilmente incappare in qualche errore. Tuttavia non si può essere così ciechi da non notare che la fantascienza, intesa più come ambientazione che nel suo voler indagare sulle possibili reazioni dell’uomo a nuove situazioni legate a motivi scientifici, sia al massimo della forma. Basta guardare i numeri (letteralmente, andate sul sito The Numbers) e si può notare come le pellicole che hanno dominato il box office appartenessero a questo genere. Nel 2013, ad esempio le prime quattro posizioni sono tutte sci-fi con Iron Man 3 al primo posto e a seguire The Hunger Games: Catching Fire, il film animato Cattivissimo Me 2 e il reboot L’uomo d’acciaio, mentre alla decima si trova Star Trek: Into Darkness. Un segnale importante.

Non è un caso se nel 2014, sia sulla base del successo dei cine-comics della Marvel e della DC che dei succosi Young Adult (esempio del momento è Divergent), la produzione di film di fantascienza è aumentata in maniera esponenziale. La televisione ovviamente non sta a guardare, ed in questo rinascimento del piccolo schermo statunitense – ma anche inglese e, in piccolo, francese – la science-fiction diventa sempre più presente anche in formato serial. Motivo per cui ci troviamo qui, a parlare dei pro e dei contro della maggior parte delle serie di fantascienza attualmente in onda o in attesa di riprendere le trasmissioni, perché anche se in piccolo, dopo grandi titoli come Lost e Fringe in particolare, è impossibile non cercare altri affini “romanzi” televisivi a puntate a cui appassionarsi.

ALMOST HUMAN

Almost Human

Creato da J.H. Wyman, tra gli sceneggiatori e registi di Fringe, Almost Human riprende il classico stile del buddy cop movie in cui due poliziotti dal carattere completamente opposto sono costretti a lavorare insieme. La differenza è che in questo caso siamo in un futuro con un progresso tecnologico incontrollabile, criminalità in costante aumento e l’obbligo di avere un androide come partner: il protagonista e Detective John Kennex (Karl Urban) non ci sta, ma con Dorian (Michael Ealy) e il programma di “anima sintetica” le cose sono sulla buona strada.

Pro: L’alchimia tra Urban e la sua controparte robotica Ealy funziona, il primo rozzo e animalesco, il secondo calmo e controllato finché la batteria è carica. Il primo in qualche modo ricorda Elijah Baley, il detective di Isaac Asimov e della sua trilogia dei Robot. Gli effetti e le idee riescono qualche volta a differenziarsi dalla norma.

Contro: La modalità a episodio chiuso limita molto lo sviluppo di una storia di fondo a cui appassionarsi, tutti i canovacci presentati nel primo pilota vengono mangiucchiati poco a poco, ma senza mai dare un morso come si deve. Purtroppo gran parte delle puntate si concentra su tematiche vecchie come la fantascienza stessa.

INTELLIGENCE

Intelligence

Michael Seitzman prende Josh Holloway, il Sawyer di Lost, per interpretare un agente del Cyber Command dotato di un chip impiantato nel cervello che gli permette di migliorare le proprie prestazioni mentali. Attualmente in onda sul canale CBS, anche Intelligence si fonda sulla rivalità tra due colleghi, in questo caso una normale e giovane agente novellina (Meghan Ory) assunta per tenere a bada il grande, grosso e duro super-uomo col carattere imprevedibile con la tendenza a dimenticare protocolli ed ordini vari dati dal boss Marg Helgenberger.

Pro: Difficile trovarne, ma dovendone cercare uno potremmo accontentarci delle sequenze in cui Holloway alias Gabriel Vaughn naviga nella sua stessa memoria per trovare gli indizi, ricostruendo di volta in volta le scene del crimine quasi come fosse il caro vecchio Holo Deck della Enterprise.

Contro: Palese la scarsità di mezzi con cui la serie è stata realizzata, ma questo non ha fermato i produttori dal tentare in ogni caso scene che richiederebbero un alto budget. Il risultato è imbarazzante tanto quanto le scarse fondamenta su cui si costruisce l’intero serial, dove Josh Holloway non ha neanche una vera parte da recitare.

BELIEVE

Believe

Nuovissima serie nata col Sole in fronte pochi giorni dopo la vittoria dell’Oscar per il regista Alfonso Cuarón, creatore di Believe insieme a Mark Friedman per la NBC. Il solito super-bambino dotato di poteri straordinari deve essere protetto dall’enorme corporazione crudele. La bambina protagonista è Bo Adams (Johnny Sequoyah), telecinetica, un po’ telepatica ed anche abile a vedere sia il futuro che il passato, protetta dal suo vecchio psicologo (Delroy Lindo) e da William Tate (Jake McLaughlin), salvato da una condanna a morte poco prima dell’esecuzione per badare alla bambina. Inutile dire che tra i due non c’è grande simpatia.

Pro: L’aura quasi religiosa dell’intera serie, costituita fino ad ora da un pugno di episodi, è il motivo principale per cui seguirla, così come un protagonista vero, Jake, incredulo, insopportabile ed anche abbastanza antipatico, a sufficienza da renderlo interessante. Poi Kyle MacLachlan nel ruolo del “cattivo” è sempre un buon perché.

Contro: Fatica ad andare avanti, ogni episodio sembra voler ribadire sempre lo stesso concetto ed è piuttosto vano tentare di mostrare l’uomo e la bambina in rivalità, quando è logico che le circostanze li porteranno ad affezionarsi l’uno all’altro. Gli incontri casuali e la felicità portata a vari personaggi sconosciuti entro i contorni del singolo episodio sono un po’ patetici.

ORPHAN BLACK

Orphan Black

Una coppia di genitori per la serie canadese in onda su Space in Canada e su BBC America negli USA, Graeme Manson e John Fawcett. Tatiana Maslany, anche candidata al Golden Globe come Miglior Attrice in una Serie Drammatica, in Orphan Black è il volto di cloni incontratisi quasi per caso, alla scoperta della loro origine, di chi li ha creati in provetta e per quale ragione. Fantascienza pura che esplora l’affascinante e contemporaneo tema del trans-umanesimo, movimento ideologico secondo cui l’uomo dovrebbe essere migliorato attraverso la manipolazione del codice genetico.

Pro: La Maslany tramite stereotipi ed una recitazione un po’ caricaturale è grandiosa nei suoi ruoli multipli, ma la miglior qualità della serie risiede nella rappresentazione dell’eterno conflitto tra scienza e religione e nel modo cauto e rispettoso con cui si parla di trans-umanesimo, portandoci sempre più vicini al mistero di questo esperimento scientifico a cielo aperto.

Contro: La credibilità viene a mancare se si pensa che molti cloni vivono nella stessa città e non si sono mai incontrati per tanti anni, così come nessuno dei loro conoscenti ha avuto mai modo di incrociare una di loro. Alcune scelte sembrano essere un poco forzate, ma tutto sommato sopportabili se si ha sufficiente pazienza.

PERSON OF INTEREST

Person of Interest

Anche qui c’entra J.J. Abrams e la sua Bad Robot, e Person of Interest, figlia di Jonathan Nolan, fratello geniale del più famoso regista Christopher, potrebbe essere facilmente definita la migliore mai nata sotto la sua egida dopo i due grandi successi di Fringe e Lost. La trama ruota attorno ad una misteriosa Macchina – la sua interfaccia è in copertina – creata da Harold Finch (Michael Emerson), un paranoico genio dei computer creatore di questa intelligenza artificiale che spia chiunque prevedendo futuri atti violenti che dovranno essere fermati all’ex agente della CIA John Reese (Jim Caviezel).

Pro: In certi momenti Person of Interest riesce letteralmente a dare i brividi. Pur essendo per lo più ad episodio chiuso, indagine per indagine, la storia di fondo si sviluppa con calma, ma con passi decisivi che portano la serie sempre più verso la fantascienza pura, creando un magnifico discorso sulla genesi di un’intelligenza artificiale.

Contro: In un’epoca in cui le serie si stanno adeguando ad un formato di dieci episodi circa per stagione, gli oltre venti di Person of Interest sono un po’ un peso da sopportare per andare avanti, specie con la voce fin troppo suadente di Caviezel che dopo un po’ tende a dar fastidio alle orecchie.

STAR-CROSSED

Star-Crossed

Il canale The CW è noto per le sue produzioni destinate ad un pubblico di teenager, in particolare di sesso femminile, a cui regalare una lunga schiera di bei omaccioni sensuali e misteriosi su cui fantasticare. Eccoci dunque Star-Crossed,  la versione aliena di The Vampire Diaries scritta da Meredith Averill. In un futuro a noi vicino un’astronave aliena si schianta sulla Terra e gli umani accolgono i nuovi arrivati armi alla mano; superata la grande diffidenza iniziale, i due popoli cercano di integrare gli Atriani iniziando con un programma che porterà i teenager delle stelle in una scuola locale.

Pro: Star-Crossed sa di avere una premessa abbastanza stupida e non ha paura di giocare proprio su questo, creando qualche scenetta di rara e volontaria idiozia che rende la visione tutto sommato piacevole proprio perché capace di non prendersi sul serio per tutto il tempo.

Contro: La stupidità è appunto un problema serio con cui avere a che fare e questi alieni col corpo a malapena tatuato sembrano usciti da un episodio di Star Trek degli anni Sessanta, tutti ragazzi bellissimi in conflitto e in amore con alcuni terrestri nonostante le loro differenze e la loro provenienza.

Per adesso ci fermiamo qui, ma alla seconda parte di domani parleremo di altre sette serie. Intanto avete molto da guardare, cercare e iniziare a vedere per rimettervi al passo con la fantascienza in onda proprio in questo momento!

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