di Roberto Manuel Palo
Seconda metà del primo decennio del Duemila: un trailer, scorrono le immagini della Seconda Guerra Mondiale, dei Mondiali di calcio del 1974 che la Germania vinse in finale contro l Olanda; poi, dal mare, sbucano, ai nostri giorni, degli strani zombie, a migliaia; il progetto si intitola Worst Case Scenario. Passano pochi giorni ed esce un nuovo trailer: questa volta ci sono due bambini che giocano e chiudono in un barattolo qualcosa, dal cielo cadono vermi insieme a centinaia e centinaia di zombie col paracadute. E subito febbre, a chiunque abbia una minima passione per lhorror stanno a cuore le sorti di Worst Case Scenario. A causa della mancanza di finanziamenti, del film se ne persero le tracce e lunica testimonianza della sua esistenza rimasero questi due trailer visionati da migliaia e migliaia di persone nel mondo. Correva lanno 2010 quando si rividero gli stessi due trailer rifatti dove i più attenti notarono una scritta nuova allinizio: a Richard Raaphorst film. Le speranze si riaccesero, ma subito vennero spente di nuovo perché il regista cambiò il nome del film in Frankensteins Army. Ma ormai la miccia era stata accesa, dalle ceneri di due dei più bei trailer della storia stava per essere prodotto finalmente un film.
Ora lattesa è finita, Frankensteins Army è finalmente sotto gli occhi di tutti e per citare la Janice di Friends bisognerebbe dire OH MY GOD! Un abominio di una noia mortale, tanta attesa spasmodica per vedere un film che non è neanche un parente lontano dei trailer su cui si è ispirato, se non per gli zombie di metallo che sembrano presi dal gioco Bioshock. Cronologicamente siamo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale e alcuni soldati russi vanno in missione nella Germania dellEst dove è situato un laboratorio nazista dove uno scienziato pazzo fa degli esperimenti su soldati morti al fine di creare un esercito di non morti per la causa di Hitler, il tutto ispirandosi a degli appunti di Victor Frankenstein.
Il primo difetto della pellicola è, ça va sans dire, il found footage, non tanto per il motivo che gli unici, finora, che sono riusciti ad utilizzarlo efficacemente sono stati Balagueró, Wan e De Palma (parlo del periodo post Blair Witch Project, ovviamente), ma perché per un film del genere il found footage è semplicemente inutile. Pellicole come Frankensteins Army non hanno certo la pretesa di ergersi a capolavori del cinema, ma semplicemente vogliono divertire con qualche morte ad effetto, un po di sangue e qualche colpo di scena. Il found footage, se non utilizzato al meglio o da qualcuno che conosce il mestiere, impedisce tutto ciò e rende una pellicola simile a un video di cheerleaders girato con la telecamera del cellulare.
Frankensteins Army, oltre a Bioshock, copia le scene più famose di Blair Witch Project, il film che, con la sua strategia di marketing nel lontano 1999, ha fatto proliferare come un virus la tecnica del found footage: ed ecco che si vede il soldato che sale delle scale velocemente, che parla al buio con una pila accecante che gli illumina il volto e tanti altri cliché del genere. Gli attori sono dei cani come prevedibile, eppure la sceneggiatura dello stesso regista e di Chris W. Mitchell non è male e poteva essere sfruttata molto meglio, così come la colonna sonora fatta di vecchi motivi russi, molto orecchiabili devo dire. Ma non cè nulla di ciò che è stato citato poco sopra, a parte un po di sangue gratuito e gli 80 minuti scorrono molto lentamente.
In conclusione, Frankensteins Army, più che unoccasione persa, è unoccasione buttata a causa di una tecnica inadatta, un regista mediocre che non riesce a regalare nessun tocco personale, degli attori non all’altezza e, il tutto, rovina una sceneggiatura che poteva regalare dei buoni momenti se finita in mani migliori. Gli appassionati di horror dimenticheranno presto questa pellicola e vivranno sempre nel ricordo di quei due magnifici trailer nella speranza che, un giorno, qualcuno gli renderà maggiore giustizia.
See You Soon.