True Romance - CineFatti

Il 2020 e l’immaginario proibito

Parliamo del grande assente, sognando di riabbacciarlo presto

Fra una tegola in testa e l’altra, in questi giorni riflettevo su cosa avrei scritto per l’editoriale di fine anno. Cosa vuoi da un bilancio sul mondo dell’audiovisivo in questo dannato 2020, giusto? Il cinema c’è stato ugualmente, al pari di un gatto ferito andatosi a nascondere sotto un mobile: per trovare il massimo bisognava cercare, privati come siamo della sala in bella vista al centro del nostro salotto di fantasia. Tuttavia, c’è una reazione in particolare su cui è cascato il mio pensiero stasera, l’ho letta a ripetizione sui social da marzo a oggi e ora ci ho riflettuto.

Anche voi quando guardate un film pensate i personaggi
siano pazzi perché si abbracciano, baciano,
si stringono le mani e non indossano la mascherina?

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Ecco, all’incirca recitavano così innumerevoli post di vari contatti. Riguardando l’ultima stagione di Friends, ho immaginato cosa dovessero provare questi spettatori a ogni abbraccio di Rachel e Ross, oppure quando l’ex fidanzata di Joey, Charlie, dopo essere stata anche con Ross, salta addosso al super-paleontologo di Greg Kinnear. Tre relazioni una dopo l’altra, il massimo per diffondere un virus. Chi legge gli inviti della Durex a non far sesso per evitare il contagio, sarà rimasto perplesso da quanto oggi appare come una “grave” promiscuità.

Vi rendo partecipi della mia catena di pensiero, perché dallo shock del pubblico coviddiato sono volato a the Queen’s Gambit, senza alcun dubbio la serie dell’anno per risonanza mediatica. Per quale ragione? Il motivo sono quei dati che ho riportato all’interno del mio breve articolo, l’impennata delle vendite di libri sugli scacchi e di scacchi stessi. Allora ho collegato le due cose e mi è balzato in mente quell’elemento dell’esperienza audiovisiva che può definire in qualche modo quest’anno che ora si accinge ad andare a fanculo (non finisce, il 2020 va a fanculo).

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Capito 2020? Vai dove devi andare.

Dov’è la risposta agli stimoli dell’immaginario?

Per quanto l’idea comune del rapporto fra persone e media sia ancora radicata in teorie ampiamente superate da un secolo, fra consumatore e prodotto esiste sempre una relazione di scambio: l’immaginario prende forma dalla realtà e viceversa, ma quanto è successo da gennaio a oggi credo abbia creato delle interferenze nei media audiovisivi. Mi riferisco chiaramente alla serialità, al cinema, che per arrivare alla fruizione necessitano di un periodo di gestazione lungo e non godono dell’immediatezza di TikTok o della televisione in diretta.

Gli stessi programmi accompagnati dalla dicitura “registrati prima del DPCM XX” apparivano come fantasmi di un’epoca defunta, fuori sincrono col resto del mondo, impegnato invece a rincorrere l’ultimo dato sui contagi. Ora il nesso fra la sorpresa di fronte all’ora eccessivo contatto fra personaggi sullo schermo, the Queen’s Gambit e questo discorso è secondo me uno: un prodotto mediatico scatena in linea di massima una risposta, che in taluni casi porta a dei comportamenti di un certo tipo all’esterno dello spazio di fruizione. Suppongo sia chiaro cosa intendo.

Faccio un esempio, sfoglio il tempo all’indietro e apro la pagina 2019. Cosa posso leggere: ad Halloween un anno fa andava forte vestirsi come l’Arthur Fleck di Joker, si intervistavano agenzie di viaggi svedesi per scoprire quanto Midsommar avrebbe influito sul turismo in Scandinavia e si scrivevano numerosi articoli shock sull’incremento di turismo a Chernobyl post-miniserie HBO, con tanto di influencer semi-svestite in mezzo a un luogo ancora radioattivo. A fine 2018 Singapore si chiedeva quale sarebbe stato l’effetto Crazy Rich Asians.

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L’holodeck di Star Trek dove l’equipaggio dell’Enterprise viveva le proprie narrazioni preferite.

L’irrimediabile

Insomma, l’immaginario prendeva dalla realtà e quest’ultima lo moltiplicava in mille forme, lo rimediava. Alcune fome di rimediazione sono previste, altre magari neanche per sogno – modelle nude a Chernobyl, è pazzia – e oggi invece quanto fu realizzato ragionando su com’eravamo, appare alieno alla nostra esperienza. Quella risposta dell’immaginario si è scontrata con un rapido mutamento della realtà che non ha corrispendenze coi cambiamenti previsti dalle analisi, vi è rientrato solo in quelle occasioni in cui, per una pura casualità, è possibile leggervi delle somiglianze con l’attualità. Vedi il teen horror Spontaneous oppure la miniserie the Stand.

Ecco come mai penso a the Queen’s Gambit, a quell’entusiasmo esplosivo per un modo di usufruire dell’immaginario oltre la settima puntata, acquistando oggetti che potessero rimediare l’esperienza restando seduti, in quarantena. Giocare a scacchi non è proibito dai DPCM, sono sufficienti due persone e, magari, il tempo speso a casa, basterà a imparare le regole per sfruttarle non appena si apriranno le porte, cioè quando nessuno più vorrà giocare a scacchi e correrà invece nei prati a prenotare voli low cost e mangiare panini imbottiti di cibo scaduto.

Fra le già discusse qualità per cui the Queen’s Gambit è diventato un enorme successo, potrebbe esservi la possibilità di viverla anche da spettatore pandemico, farla propria come per nient’altro è stato possibile in questo frangente. Può fare eccezione il vuoto cosmico, Mulan e the Mandalorian su Disney+ rappresentano il nulla e raccontano il nulla – ipersemplificazione di un ampio discorso su Star Wars, pianeta a sé stante – perché in nessuna occasione desidera far parte della realtà se non in istanze specifiche ben calcolate (tokenism et similia).

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Il motto della Disney

Il resto dov’è nella nostra esperienza quotidiana? Possiamo andare dal parrucchiere e chiedere un french bob à la Anya Taylor-Joy, sapendo però di non poterlo mostrare, in quanti faremmo questa scelta? C’è da domandarsi se il flop del brutto Tenet non sia dovuto proprio alla sua impossibilità di realizzarsi all’esterno, essendo uscito a cavallo della seconda ondata di Covid-19. C’è senza alcun dubbio un’accelerazione nella mutazione del mercato, ma quelli sono movimenti di placche tettoniche che vanno avanti da tempo e la pandemia influirà solo in parte, lo farà soprattutto, secondo me, a livello contenutistico.

Lo sta già facendo anche laddove non era contemplata.

In True Romance Christian Slater ritiene che dopo un film si debba andare a mangiare una fetta di torta. È una pratica che approvo moltissimo e credo il 2020 ci abbia strappato via proprio questo: quella buonissima fetta di torta. Il momento in cui mordiamo la sensazione sulla pelle di aver vissuto nei panni di un Leonardo DiCaprio, quando replichiamo la coltellata di un serial killer affondando la forchetta nel pan di spagna, quando sulle labbra la glassa somiglia a un bacio con una bellissima star! L’energia è stroncata e il cinema è vita, ha bisogno di spaziare per sfruttare al massimo le sue potenzialità. Ora l’immaginario è al pari di un’isola proibita e come tutto ciò che è difficilmente raggiungibile, proibito, crea scandalo.

Com’è possibile che sullo schermo si bacino così?
Senza mascherina? Roba da pazzi.

p.s. sì, Patrick Stewart oggi ha preso il sopravvento.
p.p.s. buon Natale bellissimə!

2 pensieri su “Il 2020 e l’immaginario proibito

  1. Devo dire che anche io ogni tanto guardando qualche film ho avuto quella sensazione strana di stupirmi di gente che si abbracciava o baciava e simili :) Ciò detto, non ho ancora visto La Regina di Scacchi quindi non saprei dirti nulla al riguardo, se non che non ho mai amato gli scacchi, non so nemmeno come si gioca e penso che non lo saprò mai :)

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    1. Mi sa che sono una mosca bianca, ma è probabile che sia perché è da più tempo che io ho qualche sorta di limitazione in termini di contatti, la mia testa si sarà abituata! Sulla Regina attenderò una tua opinione allora, puoi andare anche tranquilla sugli scacchi, nella miniserie sono un elemento della storia, ma tutt’altro che dominanti, nonostante il titolo farebbe pensare il contrario!

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