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Napping Princess, storia di una bella addormentata moderna

Napping Princess: storia di una bella addormentata in un’avventura tecnologica

Ispirarsi ad una fiaba e ad una letteratura senza tempo, connetterle con le visioni e i progressi della tecnologia e lasciare che la penna della fantasia scorra senza troppi limiti di immaginazione. È quello che fa Kenji Kamiyama, firmando sceneggiatura e regia di Napping Princess.

Kokone Morikawa è all’ultimo anno di liceo. È tempo di decisioni importanti per lei, che non sembrano però turbarla più di tanto: certo l’idea di andare a studiare a Tokyo e coltivare grandi ambizioni non le dispiace, ma neppure è un pensiero costante.

È una ragazza sveglia che vive con un padre gentile ma di poche parole. Il suo vivere con le antenne perennemente drizzate verso quanto le accade intorno, per ironia della sorte, si sincronizza perfettamente con la sua necessità di fare pisolini.

Un dormiveglia avventuroso che ben presto scoprirà essere strettamente connesso con la realtà circostante al punto da aiutarla a comprenderla, determinarla e affrontarla.

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Sogni ad alta tecnologia

Kenji Kamiyama non si può certo definire un primo arrivato: basti solo dire che ha iniziato la sua carriera dietro le quinte di DuckTales nel 1987, e dagli anni 2000 è militante regista della serie Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, un’esperienza che ha senza dubbio influenzato gran parte delle sue scelte filmiche successive, che guardano al futuro prossimo di Cyborg e umani, a caccia di sogni ad alta tecnologia.

È curioso come in Napping Princess riesca a gettare l’amo per creare un ponte tra una narrazione leggera, a tratti persino spensierata, e un disegno dai tratti sofisticati: abbiamo infatti dei personaggi molto più vicini alla vecchia animazione giapponese, che prediligeva un disegno meno tridimensionale, e colori più scuri, quasi dall’effetto vintage.

Alla base di questo connubio c’è anche tanto Shakespeare con il suo siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, ma anche con il suo dormire, forse sognare, che riprende l’Amleto. Nonostante questo l’effetto sorpresa non manca: lungi dal cadere nei pensieri ingarbugliati del principe di Danimarca, Kokone si affida ai suoi riposini per mettere in atto piani e idee risolutive. Da figlia di meccanico e nipote di nonno imprenditore, conosce molto bene il problem solving.

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Cinema, letteratura e robot.

Kokone è un personaggio che non ha personalità ben definita, e forse l’intento di Kamijama era proprio quello di rendere omaggio a una serie di archetipi femminili che hanno caratterizzato la letteratura quanto il cinema. Stessa cosa vale per la scelta delle ambientazioni e degli snodi narrativi: un breve e intenso tributo è rivolto anche a tutte le serie a suon di robot e guerra, a cominciare dai Mobile Suite Gundam.

La nostra Napping Princess si addormenta per ricostruire la sua identità – che vive a metà avendo perso la madre. È una donna di casa che si prende cura del padre, ma resta assolutamente indipendente, cocciuta e determinata.

Un motivo in più per amarla è la sua capacità di trasformare la fragilità in spirito di determinazione, senza versare troppe lacrime. Il cuore però c’è, come la fantasia e l’immaginazione, per ricordarci che anche in un mondo tecnologico restano quelli gli ingredienti che sanno fare la differenza.

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                                                                                                                                                                 Valentina Esposito

Voto: 3.5/5

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