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Così è IT, se vi piace

IT, quel pagliaccio che (per fortuna) è di tutti.

Nessuno tocchi IT: in sintesi è questo, come fu per la Torre Nera. Solo che nel caso del film di Andy Muschietti le aspettative (querelle su Tim Curry a parte) partivano da un livello più alto. Se sono state deluse? Diremo anche questo. Ma non solo questo.

Perché IT ha riempito le sale e questo di per sé rappresenta già un fatto. Anche se a stiparle riesce tanto lui quanto i tanto (e giustamente) bistrattati cinepanettoni, il Fabio Volo del botteghino. Io dico: teniamoci il risultato di un mito che torna a far parlare di sé dopo più di vent’anni, come tanti hanno fatto e continueranno a fare in barba alla vecchia leggenda della mancanza di idee.

Il come conta più del cosa, giusto? Per noi sì e, ringraziando la Tartaruga, anche per il cinema.

In principio furono la Parola e il Sangue

Dal confronto con il grande classico di Stephen King Muschietti e soci escono essenzialmente vincenti. Graffi e lividi li immaginiamo soltanto, perché dev’essere stata un’immensa fatica riscrivere tutto così bene afferrando il filo fra una digressione e l’altra, ampliando l’universo narrativo, amplificando l’apparato simbolico, persino rinunciando ai momenti meno cinematografici del romanzo.

E il risultato si vede. Il risultato pulsa sin dalle prime scene cupe e piovose del pomeriggio in cui Georgie saluta per l’ultima volta suo fratello Bill (Jaeden Lieberher) correndo dietro alla sua barchetta. Il risultato passa attraverso un inatteso exploit di violenza che colloca immediatamente il nuovo IT al posto che meritava di avere nel nostro tempo.

Bulli e pupi (ma senza retorica)

La stessa sorte tocca ai personaggi, i losers, quei perdenti che con la loro presenza colorano il quadro restituendogli luce (Chung-hoon Chung dovrebbe dirvi qualcosa, se non da Oldboy almeno a partire da qui).

Nella cornice adattata degli anni Ottanta, gli spielberghiani – ma più sboccati e realistici – bimbi sperduti rimessi sul palco da Chase Palmer Cary Fukunaga vengono fuori in piano sequenza dai corridoi della scuola, l’ambiente destinato a formarli e soprattutto temprarli ogni giorno.

Contro di loro la monolitica immagine del gruppo di bulli capitanato da Henry Bowers (Nicholas Hamilton) margine nel margine di un microcosmo provinciale e impregnato di sudiciume il cui background è svelato solo in parte e alla fine, a dispetto di quella tendenza un po’ pruriginosa a fare psicologia spicciola dei cattivi di turno.

IT - I perdenti

Fathers and Sons

Lo spazio vero, accanto allo strabiliante e straniante Pennywise di Bill Skarsgård, ce l’hanno i padri dietro i figli. Il film di Muschietti ne sottolinea gli errori, le colpe, perfino i crimini – come sul fondo di cristallo degli occhi di Bev, la perfetta Sophia Lillis.

Le famiglie assenti o dannatamente presenti del libro di King rivivono sullo schermo per diventare finalmente i fantasmi che qualcuno di noi ha ritrovato fra le righe delle pagine, il punto di origine della paura multiforme e insieme amorfa a cui IT dà un nome e mille corpi differenti.

Sono loro i volti che emergono dalla linea di mezzo fra un mondo e l’altro, lungo la strada dove i riti di passaggio scavano le proprie buche. Riti macchiati di sangue mestruale o coperti dall’acqua, dove alla donna, il più delle volte, è affidato il compito di compiere il doloroso e coraggioso primo passo. Come King insegna e come Palmer e Fukunaga hanno saputo apprendere e restituire in modo splendido.

Nel regno di Stephen

Ma il resto non è meno importante. Parliamo di King, del suo multiverso narrativo fatto di spiriti, entità, equilibri cosmici. IT di Muschietti gioca a citarlo esplicitamente, quando mette nelle mani del piccolo Bill un pupazzo a forma di tartaruga, ma anche in maniera indiretta, attraverso il sangue di Carrie e la “luccicanza” di Danny Torrance.

Nella sua nuova versione Esso calza davvero i panni dell’innominabile, della paura che tutti abbiamo ma che allo stesso tempo ci (e si) differenzia ricalcando forme e immagini degli universi psichici e assolutamente privati di ogni individuo.

Ecco perché IT riuscì a essere di tutti pur non appartenendo a nessuno fino in fondo, ed ecco perché ci riesce ancora. La vera forza del Pennywise cartaceo stava nell’aver saputo dire che i pagliacci possono spaventare qualcuno mentre il terrore accomuna l’umanità intera: il terrore si annida ovunque ed è sempre pronto ad affondare i denti nei vuoti d’amore, nei cuori in Atlantide.

Il Pennywise del 2017 fa la stessa cosa.

“Bambini, vi voglio bene”

Per questa e per mille altre ragioni, che saranno personali come personale è il modo di vivere e vedere la paura, il film di Muschietti è e rimarrà una piccola perla della cinematografia contemporanea, preso da solo o in compagnia del libro.

Un brivido costante fra risate liberatorie e salti sulla sedia che vi spingerà a riamare i bambini che eravate e che dovrete tornare a essere, parole trasformate in prassi da un eccezionale cast di ragazzini (Jeremy Ray Taylor e Finn Wolfhard in cima) e un giovane mostro danzante con la bava alla bocca.

Ma anche gli occhi danzano, trascinati dalla macchina da presa in un girotondo eterno come i ricordi delle estati felici. Che stringendo sulla “s” mutata in “v”, il lover nato dal loser, ci libera un po’ da tutti i mali. E riassume se stesso, la storia, forse il senso di ogni cosa fuori e dentro il buio.

Francesca Fichera

Voto: 4.5/5

 

43 pensieri su “Così è IT, se vi piace

    1. Ma grazie :D Io non mi sono fermata un momento ma ho letto da qualche parte che sono fioccate diverse stroncature. E quasi stento a crederci! Per me è davvero un film riuscitissimo e ci avrei scritto su probabilmente il doppio (ma non volevo monopolizzare il blog né costringere i lettori a sorbirsi un proclama :P)

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      1. Sono passati quasi 25 anni da quando ho letto il romanzo quindi non saprò fare un confronto (anche se do sempre per migliore il testo!)comunque ora sono davvero curioso di vederlo ;-)

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  1. Bella recensione cone sempre…ma era un piano sequenza quello nella scuola? Strano non me ne ero accorto…

    Comunque un film fatto bene magari potevano osare di più su certi aspetti (non intendo l’orgia) e utilizzare anche qualche vecchio effetto speciale non solo CGI…e forse con Fukunaga alla mdp il film sarebbe stato molto più virtuoso nella messa in scena. Ma va bene cosi…;)

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    1. Un paio di brevi piani sequenza, magari non degni di nota ma che si adeguavano bene al contesto narrativo.
      Non so dire se con Fukunaga sarebbe stato meglio, di sicuro ha fatto un ottimo lavoro come co-sceneggiatore cui è andato ad aggiungersi il talento visivo e “deltoriano” di Muschietti. Insomma, siamo soddisfatti :D Grazie mille per il passaggio e i complimenti :)

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  2. Ne scriverò a breve anche io (chi non lo farà?) ma in breve direi che sì, mi è piaciuto, anhe se il confronto con il romanzo è impietoso secondo me. Ottimo il cast, azzoppato da un doppiaggio osceno, buona la regia e bellissimo il clown, che finalmente è protagonista di scene che fanno davvero paura. Buon film, adattamento non eccezionale per me.

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    1. Per me neanche eccezionale, ma davvero per pochissimo. Sicuramente originale ed emozionante su più livelli di lettura. Mi riprometto una seconda visione in originale, alcune sfumature credo siano state impietosamente escluse dalla traduzione italiana.

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      1. La versione italiana è penalizzata da un doppiaggio da far sanguinare le orecchie, per cui anche io lo rivedrò sicuramente in lingua originale.
        Per la traduzione non saprei, così a memoria non ricordo casi clamorosi (niente in confronto al “reschedulare” in cui si è esibito Blade Runner 2049 e che mi ha quasi causato un aneurisma, per dire).

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      1. Per me invece sia come sequel che come film in sé è stata una gran mattonata sui denti (per non dire altro). Ma continuo ad apprezzare il regista, quel genio di Deakins e il mascellone monoespressivo di Ryan Gosling <3

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  3. Non posso e non voglio dire se il film eguagli o meno il romanzo, perché “quel” libro per me è un vertice inarrivabile. Posso solo dire che vedere il film in sala è stata una esperienza esaltante. I primi brividi sono arrivati sulle prime note suonate al pianoforte dalla mamma (quasi una “bambola”inanimata) di Bill e George, con la camera che stringe e indugia sulle abili mani di Bill che modellano la carta … sai che tra poco da quella carta emergerà non una ma “la” barchetta e niente sarà più come prima.
    Il resto è stato un crescendo di emozioni: attesa, paura, nostalgia, tenerezza e ancora paura. Di Muschietti mi ha colpito molto la capacità di inventare (poco) con rispetto per la pagina scritta, e di dirigere un cast di giovanissimi che arriva dritto al cuore. Tra tutti Sophia Lillis/Bev, Jaeden Lieberher/Bill e soprattutto Eddie/Jack Dylan Grazer.
    Quanto a Pennywise/Bill Skarsgård, per quel che mi riguarda, non ci sarà mai altro clown ballerino al di fuori di lui.

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    1. Affinità elettive e… kinghiane, cara Francesca :) Sapevo che ti avrebbe emozionata dall”inizio alla fine. E sì, un grande merito ce l’hanno i Perdenti, meravigliosa versione in carne e ossa dei “bambini al tramonto” del libro. Sarà DURISSIMA aspettare due anni…

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  4. Non sono una cinefila esperta, ma la tua recensione è perfettamente in linea con ciò che ho pensato durante il film. Le sale piene erano scontate, si tratta della trasposizione di un libro che è un cult il che è diverso dalla mini serie del 1990, poteva essere un flop e invece, almeno per questa prima parte, è riuscito alla grande. Ci sono state un paio di scene, per la precisione quella di Bill in cantina e quella delle diapositive (non vado tanto nei dettagli per non rovinare la visione a chi vuole giustamente godersela) che mi sono rimaste veramente impresse, ho visto il film ieri sera e ancora adesso continuo a pensarci e a risvoltarle come un calzino nella mia mente.

    Sono rimasta incantata dalla storia in sé e i vari jumpscares sono passati in secondo piano almeno per quanto mi riguarda. Riuscitissimi anche quelli, ma ho adorato il fatto che il film non si basasse esclusivamente su spaventi improvvisi vari.

    Sorvolo sul fatto che ho una passione sfrenata per l’accento svedese (perversioni personali), ma QUESTO Pennywise, senza nulla togliere a Curry, mi è piaciuto da matti, vuoi per l’interpretazione vuoi per gli effetti speciali che l’hanno rappresentato in tutta la sua malvagità. Anche in questo caso per l’esperienza che ho avuto io non si è trattato di un vero e proprio spavento alla vista del clown, quanto alla sensazione di inquietudine vera e propria.

    Sono proprio curiosa di vedere la seconda parte adesso :)

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    1. Muschietti è uno di quei nomi che spiega bene il detto “stare in mano all’arte”. Anche se giovane e per molti e ovvi motivi ancora immaturo, ha saputo gestire il rapporto con la maestosità autoriale di King e la destinazione “mainstream” in maniera egregia, a mio avviso. Al punto che ha riempito le sale più con le nuove generazioni che con quelle più attempate che hanno avuto modo di leggere (e amare) il romanzo o terrorizzarsi (io mai però) di fronte al film tv.
      Concordo tantissimo con te sulla questione dei jumpscares e a proposito di Skarsgard: la caratterizzazione tutta personale del pagliaccio è un tocco di classe che, al netto del non sempre perfetto utilizzo del CGI, riesce nella difficile impresa di ricollocare il mito di IT ai giorni nostri. Il punto di forza di questo Pennywise sta nella sua totale e ammorbante ambiguità.
      Ragion per cui temo che i prossimi saranno i due anni più lunghi della mia vita :P

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      1. Ahahahah stanotte tra l’altro presa dalla curiosità mi sono informata sull’attore di Pennywise e ho sentito che appunto il personaggio giova delle caratteristiche già insite nella persona che lo interpreta, come l’occhio pigro e l’espressione “strana” che fa con il labbro inferiore.
        È vero, adesso che mi ci fai pensare c’erano più che altro giovani in sala e sicuramente le generazioni precedenti sono affezionate giustamente più al libro che alla trasposizione cinematografica.
        Ripeto che non me ne intendo e se Muschietti risulta immaturo adesso agli occhi di chi se ne intende, non vedo l’ora che faccia quanta più esperienza possibile perché ci saranno delle bellissime sorprese ☺️

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      2. Io mi sono affezionata a entrambi! Ma al di là di tutto, Muschietti sarà pure immaturo (oggettivamente calca un po’ la mano con effetti che diventano effettacci) però ci piace assai! È pure un pupillo di Del Toro :3 Il suo La Madre mi ha terrorizzata come poche cose al mondo. Lunga vita e carriera a lui, glielo auguro senza remora alcuna!

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      3. A me è mancato per molto! Armati di compagno/a di visione, il braccio a cui abbarbicarsi è spesso d’obbligo :D

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