Twin Peaks 3

Un Sense8 perso per ogni Twin Peaks donato

Ciao Sense8benvenuto Twin Peaks!

Un nostro amico ha scritto che “per riavere Twin Peaks dovevamo perdere Sense8. È il karma”, e sembra quasi impossibile non credergli dopo la doccia fredda che ha seguito il ritorno del capolavoro di David Lynch sui nostri piccoli schermi.

Sense8 Canceled at Netflix” titolavano i giornali, quando i fan dello show ideato da Lilly e Lana Wachowski dovevano ancora riprendersi dal finale dichiaratamente aperto e costellato di colpi di scena della seconda stagione.

Un primo (e ultimo?) bilancio

Stagione che rispetto alla prima aveva preferito puntare meno sul ritmo e più sulle idee consegnandoci il disegno di una nuova era, del mondo come dei racconti seriali che provano a restituirne il senso.

giphy

E le cerchie degli homines sensoria ci stavano riuscendo, anche se la bandiera bianca issata da Netflix, chiaro segno che il gioco (investimento) aveva smesso di valere la candela (reazione), farebbe supporre il contrario.

Intanto e ancor più che nel caso di Penny Dreadful il web è stato sommerso di petizioni (qui il link alla petizione internazionale su Change.org, qui a quella italiana) a riprova del fatto che, per quanto l’opera delle Wachowski non stesse tenendo banco come sperato, l’effetto Sense8 è stato comunque raggiunto.

Ci vuole un po’ di torta di ciliegie 

In questa prospettiva l’avvento della terza stagione di Twin Peaks ha doppiamente del miracoloso. Dopo l’epica gaffe di Sky, che ha distribuito i due primi episodi con diverse ore di anticipo, il pensiero di tornare a calcare il pavimento optical della Loggia Nera ha corroborato gli animi di tutti noi.

Il nano di Twin Peaks

Stiamo parlando di un universo di matrice opposta rispetto a quello imbastito dalle autrici di Matrix, una visione tutt’altro che consolatoria, un vero incubo. Ed è straordinario il modo in cui si manifesta sin dalle prime battute di questo sfolgorante nuovo inizio.

Visionario sarà pure uno dei termini più abusati del XXI secolo ma con Mr. Lynch non si spreca mai. E l’emozione di incontrare ancora il cast di uno dei suoi lavori più complessi, fra rughe e cambiamenti che pur non intaccano la straordinaria riscrittura del Tempo attuata da e in Twin Peaks, è veramente impagabile.

Come una tazza bollente di caffè color della notte.

Francesca Fichera

 

 

 

21 pensieri su “Un Sense8 perso per ogni Twin Peaks donato

    1. Non lo hai visto ancora? Ti manca solo questa stagione o anche le altre? Per il resto direi che la tua sensazione riguardo a Lynch potrebbe benissimo valere per chiunque, io per esempio trovo che la sua recente evoluzione televisiva sia qualcosa di definibile solo come un mind-fuck estremo :D

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      1. Mi piace mind-fuck. Il suo onanismo intellettuale ha dell’irragionevole.

        Rispondendo alla tua domanda, mi mancano due episodi della season 2 (credo 8/9/10 – poi verifico su wikipedia) :)

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      2. Non lo chiamerei onanismo, perché più che riflessivo è attivo: ti fotte il cervello e basta :D
        La stagione 2 è abbastanza lunga rispetto alla media e anche un po’ discontinua. Di sicuro TP resta una di quelle serie che non si guarda “a cuor leggero” e per staccare la classica spina. In ogni caso, se arriverai allo straordinario 3×08 batti un colpo ;)

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      3. Penso che l’obiettivo di Lynch fosse quello di popolare i nostri incubi peggiori, a prescindere dall’età. E l’ha raggiunto eccome :D

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      4. Ha il potere (perdona la presunzione), l’immenso potere, di riciclare una sci-fi anni 50 e attualizzarla. Crea quel clima da olocausto atomico, invasione aliena, terrore dello straniero, che lentamente si è persa. Lynch è un Ed Wood che ha studiato cinematografia.

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      5. Nessuna presunzione, anzi! Lynch ha riciclato e riattualizzato (e anche parodiato) molti generi e stili, dalla soap opera in poi. Qualcuno in merito alla terza stagione di TP ha trovato delle similitudini con X-Files e io non mi sento di dissentire.

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      6. Quando vedi “Velluto Blu” per la prima volta, pensi “ok, ci sta prendendo per il c**o!!”
        Perché esorcizza il noir e lo rende grottesco. Come se volesse dirci “ehi, tutti i film con il protagonista alcolizzato, che narra enfatico e tossico sono assolutamente ridicoli”. E lui ci fa un film intero. Usa l’onirico come strumento dell’iperbole. E non cerca di essere poetico, ma iper-realista, contraddittorio. è quasi pop-art, critica!

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