Eterno Ritorno: Provini

ROMA7: Eterno Ritorno: Provini (Kira Muratova, 2012)

Eterno ritorno: Provini: la crudele genialità di Kira Muratova – di Fausto Vernazzani.

Il 15 Novembre è il  penultimo giorno del Festival Internazionale del Film di Roma, la VII edizione sta per concludersi e chi ha seguito tutto il possibile è inevitabilmente stanco. Il sonno è sempre in agguato, molti dormivano già alla proiezione del film di Jacques Doillon, Un enfant de toi, il buon Cinema è assalito da Morfeo, il pubblico non resiste più, ma nel tardo pomeriggio proiettano il penultimo film in concorso: Eterno Ritorno: Provini della regista ucraina Kira Muratova.

Il film inizia, la platea è un po’ fiacca e le immagini in bianco e nero iniziano a scorrere, un lungo piano sequenza in cui un uomo ed una donna parlano tra loro: lui si è innamorato da tre mesi di un’altra, ma ama ancora sua moglie, non si sa perché però stia incontrando questa terza donna che non vede da ben 10 anni, eppure è lì a farsi dare consigli vaghi mentre lei gli chiede se gli piace un quadro che le è stato appena regalato. Lo ha chiamato Il fantasma sulla poltrona, ma il dubbio è se lui sia Oleg o Yurij. Fine. Ricomincia.

Un altro attore, un’altra attrice, un’altra scenografia, lo stesso quadro, le stesse corde che lei scioglie faticosamente. Fine. Ricomincia. Lui è Oleg o Yurij, in quale gruppo studiava? Quella canzone che lei canta è retrò oppure è volgare e stupida tanto quanto la lei del momento è insensibile? Chi lo sa, come potremo mai capirlo, cosa succederà dopo oltre un’ora e mezza della stessa scena, ripetuta come una sorta di follia omicida nei confronti di un pubblico in fuga…

Si arriva a dover scegliere: cosa guardare? Il film che lancia sempre la stessa scena o la gente che piano piano si alza e se ne va non appena il cerchio si riallaccia all’inizio e tutto riprende da capo? Le persone sbattono contro il muro non vedendo la porta nel buio della sala, i più coraggiosi invece restano, sopportano, cominciano a capire, iniziano a ridere e lì, quando tutto ormai sembra perduto, uno dei tanti attori si affaccia dalla porta vestito come una sorta di motociclista (Oleg Tabakov, in assoluto il più esilarante), con tanto di cappello e parrucca finta. È il teatro dell’assurdo, il Cinema dell’assurdo al limite tra pazzia e genialità. La Muratova splende nell’Auditorium, splende negli occhi di quei fortunati che han deciso di rimanere fino alla fine.

Una riflessione sulla reiterazione, sulle possibilità di una sceneggiatura data in mano a tanti attori diversi e diretti con stile differenti, piani sequenza che si alternano ad osservazioni più nel dettaglio, uniti da un unico canovaccio: un produttore ed un finanziatore che guardano dal loro mondo a colori, i provini d’un film ancora non iniziato a causa della morte del regista. Che fare, dove siamo, perché? Nulla si può rivelare di questo film senza rovinare il sublime finale, uno schiaffo in faccia allo spettatore, preso in giro dall’inizio alla fine da una regista dall’età avanzata, ma con l’humour ancora più che vivo e forte, al punto da riuscire a farci sentire tutti tanto idioti quanto belli per esser riusciti a sopportare un atto così crudele.

Crudele perché a distanza di due giorni dalla fine del festival, dopo così poche ore di sonno concesse, non si può non considerare una tortura cinese Eterno Ritorno: Provini, ma c’è da dire che per questo dolore dobbiamo diventare tutti dei grandi masochisti, altrimenti ci si perderà un’opera di puro genio cinematografico.

2 pensieri su “ROMA7: Eterno Ritorno: Provini (Kira Muratova, 2012)

    1. Si ho scoperto che è Moldava. C’è stata un po’ di confusione sulle origini della regista, prima segnalata come russa poi come ucraina, poi come rumena ed ora, sembra ci si sia decisi, a dire che è Moldava! Chiedo venia per l’errore!

      F.

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