Marilyn - CineFatti

Marilyn (Simon Curtis, 2011)

Colin Clark è morto 10 anni fa, dopo aver diretto numerosi documentari televisivi e scritto vari libri, tra cui due in particolare: The Prince, the Showgirl and Me e My Week With Marilyn. Un diario ed un racconto, entrambi basati sull’esperienza di Clark come terzo assistente alla regia per Laurence Olivier nel suo film The Prince and the Showgirl (In italiano Il principe e la ballerina), in cui recitava come co-protagonista Marilyn Monroe. Per Clark era la prima esperienza di lavoro nel mondo del cinema, diventata poi film nel 2011 ad opera del regista inglese Simon Curtis e intitolata come la base letteraria più intima delle due: My Week With Marilyn. Non son parole di verità, la descrizione dell’icona non è quella di un essere umano, nascosta dietro la marea di stereotipi che hanno sommerso Norma Baker, svanita dietro la sensualità della Monroe.

Il set di Curtis è il set di Olivier (Kenneth Branagh sopra le righe), un grande attore che desidera diventare una star in contrapposizione a una star che desidera diventare una grande attrice – Marilyn – sepolta dalle miriadi di complimenti che le vengono fatti pur di tenerla buona e cara. Una ragazzina di 30 anni sperduta, delusa dal suo terzo matrimonio con Arthur Miller: Marilyn non si presenta in tempo sul set, sbaglia le battute, prende troppe pillole e si dà all’alcool con frequenza e, a detta di Colin Clark (uno scialbo Eddie Redmayne), a un flirt con il terzo assistente, lui. La storia però non segue a fondo l’idea dell’uomo per rimanere a osservare l’oro in superficie: le curve mozzafiato dei fianchi, il seno prosperoso, i ribelli riccioli biondi e quegli occhi ingenui e penetranti che però san bene dove infilzare l’amo. Questa è Marilyn secondo Clark, secondo lo sceneggiatore Adrian Hodges e secondo il regista Curtis, e interpretata da una Michelle Williams meritevole di un Oscar, anche solo una candidatura.

 

Una costruzione di luoghi comuni e di sentimenti populistici scatenati dall’ancheggiare sexy della Williams/Monroe mette su l’opera, i cui tempi son ben più lunghi di una settimana, dipingendo il ritratto falsato di una Diva – o almeno questa potrebbe essere l’opinione di chi cerca l’intimo, il vero. Chi invece vorrà vedere quel che non ha potuto conoscere, la Diva, l’idolo, l’icona, la maschera di Norma Baker, troverà nel film di Curtis esattamente ciò che sta cercando: il rapimento. Una scelta di primi piani, di scatti fotografici a ritmo di mitragliatrice, brevissimi, ma agognati, attimi di nudo, tutti elementi che rendono la rappresentazione immaginaria di Marilyn Monroe esattamente quello che deve essere, cioè, appunto, immaginaria. La verità in fin dei conti non è detto che esista dietro i fotogrammi di questa pellicola tratta dalle pagine di un uomo che un tempo fu ragazzo e per desiderio potrebbe aver sognato, ma essere accompagnati da quello sguardo giovane rende felice lo spettatore di poter seguire quei desideri erotici – e non sessuali – che un tempo milioni di persone provarono per Lei.

Marilyn non sarà mai un capolavoro, ma il film acquisisce i caratteri della bellezza di Michelle Williams, aumentata dai panni di cui si è trovata investita, incisa nei quadri di famose immagini e scatti dell’originale da lei interpretata, momenti in cui la bellezza prevale grazie alle vibrazioni del corpo di chi guarda e, forse, anche di chi è guardato. La sensazione può apparire la stessa per chi assiste a questa proiezione, entro cui persone come Clark vivono quello che noi proviamo, vedendo la Diva entrare ed uscire dallo schermo all’inizio ed alla fine del film, chiudendo un cerchio che, detto “volgarmente”, ci ha fatto star bene.

Fausto Vernazzani

Voto: 4/5

6 pensieri su “Marilyn (Simon Curtis, 2011)

  1. Non sono d’accordo su molte cose. Il film in questione è UN CAPOLAVORO DI CINEMA POPOLARE, Branagh NON E’ sopra le righe, e il protagonista Eddie Redmayne è tutt’altro che dimenticabile. Suppongo che tu l’abbia visto doppiato, e perciò ne hai avuto, caro Faust, una percezione alterata. Ne raccomando la visione a CHIUNQUE.

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    1. Per fortuna mia non l’ho visto doppiato, quindi mi sono potuto godere la varietà d’accenti esposta, però in ogni caso Redmayne e Branagh non mi hanno convinto, il primo non ha il carisma sufficiente per prevalere, il secondo s’è lasciato un po’ troppo andare a parer mio! Poi film meraviglioso, DEVE essere visto assolutamente ed è impossibile che non piaccia, ma ha qualcosa che non mi fa gridare al capolavoro, per quanto me lo rivedrei e godrei altre 100 volte sempre con lo stesso piacere!

      Faust

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  2. L’ho visto proprio l’altro giorno.
    Non ho mai amato particolarmente la Monroe e qusto film non mi ha fatto cambiare idea, però devo ammettere che è un’opera niente male, anche se non mi ha particolarmente colpito.
    Inoltre sono rimasta piacevolmente colpita da Branagh: non l’avevo neanche riconosciuto!!

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    1. Purtroppo a me Branagh non ha colpito, sarà che le mie aspettative su di lui son sempre altissime (dopo quel suo Amleto che si può mai pensare? Fantastico). In ogni caso ti consiglio una seconda visione, a mio parere ci sono una barcata di dettagli registici che aumentano il valore del film coprendo gli aspetti un po’ pacchiani e troppo populistici! :D

      F.

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