Ferro 3 - La casa vuota - CineFatti, Recensione

Ferro 3 – La casa vuota (Kim Ki-Duk, 2004)

Una poesia muta chiamata Ferro 3

L’estremo Ferro 3 – La casa vuota, secondo il Morandini

l’unico film sonoro al mondo, dopo L’isola nuda del 1960, i cui due protagonisti non parlano mai

è il calmo e silenzioso rituale magico di due amanti, conosciutisi per caso, ai cui sentimenti danno voce nient’altro che gli oggetti e la gestualità di una quotidianità nuova, leggera e surreale.

La storia

Tae-suk (Hee Ja) abita l’Amore entrando nelle case degli assenti, che vive e rimette in ordine più dei veri proprietari. Ma la sua incursione nell’abitazione di Sun-hwa (Seung-yeon Lee) il cui viso ci appare subito segnato dalle violenze subite e dalla disperata incapacità a ribellarvisi, ha un che di diverso, di inaspettato.

Gemelli nella loro presenza impalpabile, la donna e il ragazzo diventano l’una la casa dell’altro, stretti in un vincolo di complicità silenziosa e dai risvolti tragici. Tae-suk paga la doppia prigionia della sua strana sensibilità e finisce in carcere. Sun-hwa, quattro mura fra quattro mura, lo attende.

I sogni son desideri (spezzati)

In questo viaggio intimo, durante il quale la macchina da presa non si lascia mai sfuggire un momento ma al contempo si dimostra sempre rispettosamente incerta, la meta è raggiunta in un prezioso crescendo di poesia, come di rado si registra nel panorama cinematografico contemporaneo.

Ferro 3 è ambiguo, sfuggente, inspiegabile proprio come la parola poetica. Quella massima finale:

Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno

è l’assoluta verità della finzione. Una seconda dimensione della quale è necessario nutrirsi per poter vivere – fluttuando – nella prima.

Non privatevene.

15 pensieri su “Ferro 3 – La casa vuota (Kim Ki-Duk, 2004)

  1. Non posso che esserne contenta! Kim Ki-Duk educa a un tipo di pienezza distante dalla nostra concezione “poco zen”. Lui e altri suoi colleghi orientali andrebbero esplorati più spesso e più a fondo!
    – Frannie

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    1. Park Chan-wook è un altro grande! (il mio collega Doc Faust va letteralmente pazzo per i suoi film)
      Bene per il Giappone (Takeshi “Beat” Kitano, Satoshi Kon, Takashi Miike, Mamoru Hosoda etc. etc.), per quanto mi riguarda è stata “tutta colpa” dei manga se ho cominciato precocemente a farne un’ossessione. Però sono “ossessioni” per cui val la pena ;) Quella dei giapponesi è una cultura di un fascino quasi inarrivabile!

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      1. Anche io sono partito dai manga – che ancora leggo – per arrivare agli anime, il mio grande amore. Da lì è stato tutto in discesa :) Miike è uno dei miei registi preferiti assieme a Miyazaki

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      2. Di Miike ho guardato solo un film per intero (Yattaman, che mi ha fatto sbragare dal ridere XD) e qualche spezzone di 13 Assassins, che è riuscito a lasciarmi senza parole. Poi sì, giusto, Miyazaki. Fa talmente parte di me che l’avevo dato per scontato! Un genio!
        – Frannie

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  2. Yattaman è stato veramente spassoso, mentre 13 Assassins devo ancora vederlo (ma mi hanno parlato di film grandioso). Io consiglio senza ombra di dubbio i pezzi da novanta della sua filmografia, Ichi the Killer e Audition, film estremi (ma neanche tanto) ma imperdibili. Riguardo Miyazaki ti capisco :)

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  3. ferro 3 è l’impalpabilità dell’emozione,lo sfuggevole manifestarsi di quel strano sentimento che è l’amore,è altro e oltre rispetto al cinema occidentale.

    Speriamo non venga in mente a nessuno di girare un remake

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