The Descent

The Descent (Neil Marshall, 2005)

The Descent: una discesa che rialza l’asticella del cinema di genere

Un gruppo di sei amiche amanti dell’avventura scende in una grotta inesplorata dove vengono aggredite da dei gollum un po’ più lunghi chiamati crawlers. I crawlers sono ciechi e cacciano basandosi sul suono delle prede.

La pellicola di Neil Marshall è piena di tensione, di angoscia, di sangue e di paura, anche se non del tutto inedita sul piano della location. Quante pellicole vengono ambientate in grotte, sotterranei e affini? (Mi ricordo ancora quell’ammasso di trash che fu Alien 2 sulla Terra di Ciro Ippolito, oppure quel piccolo gioiellino datato 2001 e made in UK che fu The Hole, con una giovanissima Keira Knightley).

Quando i cliché funzionano

L’inizio di The Descent conferma la mania nei film di fare andare le auto sull’altra corsia a provocare un frontale perché il marito deve rispondere alla moglie: “Cara, sto bene!” alla frase: “Tutto ok? Mi sembri distante” con lo sguardo distolto dalla strada.

Un’altra cosa che si fa spesso nelle pellicole horror e non horror che prevedono una salita ai monti con l’auto è la carrellata dall’alto della strada alla Shining e anche Marshall la utilizza ad inizio pellicola dopo il fatidico “Un anno dopo” relativo all’incidente contromano.

E allora cos’è che rende  The Descent un ottimo film? Ci son almeno due motivi: il primo è che, se vedi prima il sequel come ho fatto io, qualsiasi altra cosa ti sembrerà un capolavoro; il secondo motivo è che Neil Marshall gioca bene le sue carte.

Il giusto equilibrio

Nonostante la poca originalità della storia, Marshall è capace di tenere alta la tensione. Come ben sa chi è appassionato del genere, i film horror talune volte sono piatti fino a quando non escono i mostri e si comincia a vedere il sangue: con The Descent questo non succede.

I mostri sono solo un ulteriore pericolo della grotta che appare senza uscita, sembrano messi solo per soddisfare gli amanti dello splatter; un’arma a doppio taglio poiché la tensione potrebbe scemare in cambio dell’ intrattenimento che lo splatter offre.

Marshall riesce a bilanciare ottimamente le due cose.

La grotta è irta di pericoli e per 53 minuti non si vede e non si percepisce alcuna presenza. È il luogo che fa paura, non sono i crawlers. Questo significa che anche la presenza dei crawlers nella seconda metà del film (e quindi dello splatter) non incide sul pathos della storia, in quanto l’obiettivo rimane comunque far uscire indenni i personaggi dalla pericolosissima caverna.

Poi arrivano le ragazze

Le ragazze sono amanti dell’avventura e dell’estremo: lo vediamo all’inizio quando si cimentano, in canoa, ad attraversare le rapide. Il loro intento iniziale è visitare le grotte di Boreham. Ma non sarà la solita avventura, e c’è chi si distinguerà: Shauna Macdonald nel ruolo di Sarah, la ragazza “Caro, ti sento distante” e Natalie Mendoza nel ruolo di Juno, la ragazza “non contano i mezzi, ma il fine”, per esempio.

La loro recitazione è convincente una spanna sopra rispetto a quellla delle altre quattro attrici: Alex Reid nel ruolo di Beth, la ragazza con poco tatto; Saskia Mulder nel ruolo di Rebecca, la classica sfigata; MyAnna Buring nel ruolo di Sam,”quella che ci deve provare ancora”; e infine,Nora-Jane Noone nel ruolo di Holly, la ragazza…punto.

Notevole anche la sceneggiatura – dello stesso Neil Marshall – con dialoghi niente affatto ridicoli; una cosa non proprio scontata di questi tempi.

See You Soon

Roberto Manuel Palo

16 pensieri su “The Descent (Neil Marshall, 2005)

  1. Ottima recensione. Il film, anche secondo me, è notevole. Visto al cinema mette davvero tensione. Non ho visto il seguito che non sapevo neppure che fosse stato girato. Ma, mi sembra di capire, non mi sono persa nulla. Di Neil Marshall, a mio parere, è molto bello anche Dog Soldiers, misconosciuta ma ottima pellicola di genere.

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    1. Grazie per il complimento. Su Dog Soldiers sono d’accordo con te sia sul fatto che sia un gioiello, sia sul fatto che (ahimè) qui è misconosciuta. Neil è un ottimo regista. Del resto è made in Uk e, si sa, l’Uk ormai è una garanzia in qualsiasi genere:D.
      Per quanto riguarda The descent 2 ti dico solo che c’è una scena dove i crawlers cacano in testa proprio a Sarah, mi sembra. E ti ho detto tutto. Il regista ha cacato in testa allo spettatore per 90 minuti:D

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      1. Io, oltre a farti i complimenti, su questo film non riesco più a dire nulla…l’ ho spremuto fino all’ ultimo fotogramma e lo so praticamente a memoria.
        E quindi passo velocemente solo per congratularmi per la bella recensione ;)

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  2. Come già scrissi a Lucia, questo è stato uno dei pochi film che ultimamente mi ha fatto saltare dalla sedia (immagina che l’ho visto questa estate, di notte, al buio mentre ero a lavoro e il mio collega che non lo stava guardando ha fatto gli zompi insieme a me) in più di una occasione.
    D’accordo con te per quanto riguarda l’incidente iniziale: mai possibile che tutte le auto che trasportano cavi, spranghe di 2 metri di ferro o tronchi di alberi non assicurino bene ciò che portano? Insomma una variazione sul tema ogni tanto non ci dispiacerebbe…sarebbe stato meno fico ma più originale che lui morisse scivolando per andare incontro alla moglie che tornava dalle rapide, sbatteva la testa e addio così. Molto più reale e spiazzante, non trovi?

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    1. Grazie Lucia:D. Lo so che l’hai spremuto fino all’ultimo e giustifico il tuo non riuscire a dire nulla:D.

      8ren4 (non so il tuo nome e non l’ho trovato scritto neanche nell’about me del tuo blog, quindi perdonami se ti chiamo col nick:D), son d’accordissimo con te sulla morte alternativa:D. Sarebbe stata molto più shoccante e spiazzante oltre che reale. Ma le spranghe di due metri e i tronchi d’albero vanno più di moda e piacciono ficcati nel cervello, purtroppo, quindi ce li dobbiamo tenere:D. E poi, secondo me, c’era il pericolo che usando la tua morte alternativa, Neil Marshall smielava un pò la morte. Invece così ce l’ha offerta nuda e cruda ed è passato subito alla storia da raccontare senza passare da:”no, caro, aggrappati. Vengo a prenderti!” “cara, non pensare a me, prenditi cura del bambino” “CARO, TI SENTO DISTANTE” “CARA, STO A 2 KM DI DISTANZA DA TE, MI SEMBRA OVVIO! STO BENE”. Così dicendo lascia la presa e se ne va sballottato sugli scogli con la moglie che dice:”NOOOOOOOOOOOOOOO! PAUL! NOOOOOOO! CHE POLIPOOOOOOOOO”. Te l’ho un pò desmielinizzata (termine appena inventato da me:D), ma, credo, hai capito benissimo cosa intendessi dire:D

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  3. quando mi dissero che era in cantiere il seguito di questo capolavoro,pensai:”ma come cazzo faranno mai?Ah,forse magari un giornalista si interessa a una leggenda su una grotta maledetta.Il figlio cresciuto della protagonista vuol scoprire che fine ha fatto la madre…No!SONO VIVE!”
    Allora mi misi a bestemmiare in ordine alfabetico tutti i santi terresti e vulconiani,ma come è possibile?
    Un mio amico poi mi ha svelato l’arcano:hanno usato il finale made in u.s.a.! Cioè gli ammerighèni
    hanno un finale tutto loro,quanto pare happy E allora visto che alle cazzatone loro sono abituati,mentre noi europei dovremmo esser un po’ più smaliziati…Ma cazzo tenetevelo per voi il
    seguito,non rovinate anzi peggio assassinate le nostre emozioni e affetto legati a una pellicola o
    a un regista!
    L’imposizione colonialista invade anche il nostro immaginario,lo plasma a sua immagine e somiglianza togliendo a noi la possibilità di fare nostra una pellicola,una sensazione.
    Meno male poi che hanno da ridere della mia urss,almeno era palese e poi i film meravigliosi di Boris Barnet non li sa fare nessuno!

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    1. @davide
      Come posso darti torto. La cosa dell’happy end americano confesso che non la sapevo. Infatti, dopo aver visto il finale del primo film e mi son trovato che il secondo iniziava con Sarah che correva allegramente per la strada in cerca di un’auto da imbrattare col suo corpo insanguinato per chiedere aiuto, mi son chiesto:”ma come è possibile?”. Figurarsi quando ho visto poi Juno viva e vegeta e solo con la gamba ferita che Sarah le aveva lasciato in dono nella puntata precedente. Cioè, l’ho vista assalita dai crawlers, come cacchio è sopravvissuta? Avrà fatto come quando in “Shaun of the dead” i protagonisti fanno finta di essere zombi per non essere attaccati:D.
      Boris Barnet non lo conosco. Provvedo subito a procurarmi del materiale:D.

      @nick
      Eh, sì, Doomsday e Centurion (più Centurion, però) sono state due brutte cadute, confesso.

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  4. L’ho visto abbastanza tempo fa, ricordo che mi piacque e lo ritenni davvero buono, distante da tanti “capolavori” dell’ultim’ora, ma c’era qualcosa che non mi convinceva. Ed era proprio ciò che dici, una non estrema originalità. Sarà che SOGGETTIVAMENTE è una cosa che cerco a fondo (e “Alien 2 Sulla terra” era messo bene in tal senso! :D ), ma il vedere ripetere cliché involontariamente, cioè senza farne di essi un culto volutamente riproposto, non mi garba. Da citare anche l’estrema preparazione delle donne, che scendono in grotte sotterranee e picchiano e sudano “rambisticamente” e sono toste, sì! Troppo? Ma il pubblico vuole le toste e diamogliele.
    Comunque, dopo i varie e prevedibilmente non eccellenti Paranormal ed E.S.P., ad avercene di horror così al cinema!
    Il sequel non l’ho visto, recupererò!

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  5. ah,poesia e genialità:spacciarsi per zombie!Uno dei momenti più esilaranti di un grande film horror
    con venature ironiche.
    Si,il secondo riprende il finale americano me lo disse tempo fa un mio amico,poi l’ho letto anche da lucia ,mi pare una sua risposta a un mio commento.Se non dovessi sbagliarmi.
    Il sequel come finisce?Tanto per sapere!^_^

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  6. Allora per il momento rimando, d’altronde da vedere c’è altro, e se non è seminale…
    Il primo invece andrebbe visto dagli appassionati per “passo” cinematografico, completezza, al di là della qualità.

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    1. Fiuuuuuuu. Meno male! Sono riuscito almeno a farti rimandare. Vediti tutto “l’altro” che puoi:D. Perfettamente d’accordo con te sul primo che dovrebbe essere visto almeno una volta nella vita…da chiunque:D

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  7. Allora per il momento rimando, d’altronde da vedere c’è altro, e se non è seminale…
    Il primo invece andrebbe visto dagli appassionati per “passo” cinematografico, completezza, al di là della qualità.

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