Ghost Dog (Jim Jarmusch, 1999)

Ghost Dog, un fantasma di città.

Killer di professione ma per gratitudine – verso l’anziano malavitoso che gli ha salvato la vita – Ghost Dog è spettrale e anacronistico quasi quanto l’ideale al quale ha votato la sua esistenza, l’etica (e l’estetica) degli antichi samurai.

La sua gigantesca mole scura, spostandosi furtiva per le strade anonime della città corrotta, incute timore e rispetto. Ma, forse più del resto, a mettere i brividi sono la pietas, la convinzione e la solitudine che lo ammantano.

Dopo l’antiwestern di Dead Man, Jim Jarmusch compie l’ennesima parodia di un mondo – stavolta quello dei gangster di periferia – in bilico tra surrealismo e storia del pensiero, satira e poesia.

L’altra faccia della bontà

Il filo conduttore rimane anche in questo caso l’individuo, il gigante buono (a suo modo) che dal tetto della sua baracca attorniata da piccioni osserva con commovente riverenza la moltitudine di cui non potrà mai far parte, ma alla quale resta comunque devoto.

Il gomitolo della sua figura e degli incommensurabili interrogativi che si porta dentro viene srotolato con attenzione, in maniera lineare, attraverso un’avvincente serie di blocchi narrativi cadenzata da dissolvenze in nero, ritornelli hip-hop, stralci di cartoon, aforismi nipponici.

L’intento è chiaro in ogni dettaglio, lo studio e il lavoro sono visibili. L’epilogo, da manuale, non svende il senso: lo completa («la fine è la cosa più importante»,  recita il vecchio detto).

In questo disegno a tratti metafisico perfino il compiacimento della violenza ha una propria giustificazione, sebbene le forzature non manchino.

Il protagonista? Un grande Forest Whitaker, perfettamente calato nel ruolo: reca in sé la malinconia di Charlie Parker e l’irruenza del (futuro) ultimo re di Scozia. Al pari di loro regna incontrastato e solo, in quel tempo peggiore di ieri e migliore di domani, fra nudi scheletri urbani che suggeriscono, ricordano, omaggiano il maestro Wenders.

Francesca Fichera

Voto: 5/5

2 pensieri su “Ghost Dog (Jim Jarmusch, 1999)

  1. Mi hai fatto tornare in mente questo film bellissimo che amo come quasi tutti quelli di Jarmusch, mai banali e ognuno, a suo modo, originale. Whitaker è un attore che adoro, poco noto, poco sfruttato e poco apprezzato. È un attore di sfumature come ce ne sono pochi.

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    1. Esatto. E lo si ricorda spesso soltanto per “Dead Man”, altro grande film, ma a mio parere meno profondamente universale di questo, di Ghost Dog. Che è una di quelle pellicole che ti segna, cambiandoti in maniera irreversibile. Ce ne fossero di più.. :)
      – Fran

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